Per la Giornata internazionale della montagna Legambiente presenta il nuovo report della Carovana dei Ghiacciai. 146 gli eventi meteo estremi verificatisi sull’arco alpino nel 2024, la Lombardia è la regione più colpita, seguita da Veneto e Piemonte.
Il documento, realizzato in collaborazione con il Comitato Glaciologico Italiano e CIPRA ITALIA, testimonia la sofferenza dei nostri ghiacciai causata dalla crisi climatica che ha cambiato il volto delle montagne e messo a rischio l’equilibrio ecosistemico. I cambiamenti climatici hanno provocato sul sistema montano un aumento della temperatura pari al doppio rispetto a quella globale.
L’Adamello, il più grande ghiacciaio d’Italia è stato scelto come ghiacciaio simbolo di quest’anno. Il suo settore frontale ha perso uno spessore di 3 metri mentre gli effetti della fusione sono riscontrabili fino a 3100 metri di quota. Non va meglio al ghiacciaio del Careser, con 190 centimetri in media di perdita di spessore, e in Alto Adige anche i Ghiacciai della Vedretta Lunga e della Vedretta di Ries registrano una perdita di spessore sulle lingue fino a due metri.
Di fronte a queste nuove evidenze Legambiente torna a chiedere “più politiche di adattamento e mitigazione e un monitoraggio costante degli ambienti glaciali insieme a una road map europea,
da attuare già nel 2025 anno internazionale dei ghiacciai”, con al centro le loro 12 proposte. Tra queste ricordiamo la richiesta di avviare con urgenza un piano di monitoraggio della biodiversità degli ambienti glaciali, di completare il monitoraggio delle potenziali aree-rifugio, di avviare il recupero dei siti in cattive condizioni, rendere più stringenti oltre che cogenti gli obiettivi della strategia dell’UE sulla biodiversità al 2020 nelle aree montane, “orientare le scelte dell’Unione Europea alla tutela degli ambienti glaciali e sviluppare nuove strategie per migliorare la protezione in situ degli ecosistemi in quota per garantire la loro esistenza e la funzionalità ecosistemica.”
Bisogna ricordare che il 2025 sarà l’anno internazionale dei ghiacciai e che dei 123 siti di importanza comunitaria, protetti dalla Direttiva Habitat, la metà si trova in Italia.
Sul fronte della biodiversità i cambiamenti climatici hanno messo a rischio sopravvivenza i camosci, lepri, ermellini e pernice bianca. Gli animali non trovano più cibo quantitativamente e qualitativamente sufficiente.
Anche la flora è stata investita dall’impatto dell’innalzamento delle temperature ad alta quota; secondo uno studio di Science, riportato da Legambiente, se nei prossimi 100 anni la temperatura dovesse innalzarsi di 3 gradi centigradi come previsto a meno di una inversione di rotta, le aree di vegetazione si dovranno spostare di circa 600 metri verso l’alto. I boschi prenderebbero così il posto dei ghiacciai.
“La perdita di massa che stanno subendo tutti i ghiacciai dell’arco Alpino viene – dichiara Valter Maggi Presidente del Comitato Glaciologico Italiano e Professore dell’Università di Milano Bicocca – ha portato alla scomparsa di numerosi piccoli ghiacciai specialmente nei massicci montuosi a minore quota. Questa perdita sta modificando in modo drammatico il paesaggio montano, la disponibilità della preziosa riserva d’acqua, andando ad impattare sulle comunità locali già colpite dai cambiamenti climatici”.
“Ignorare quanto sta accadendo in alta quota significa esporre il nostro pianeta a rischi insostenibili – sostiene Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – perché questi fenomeni hanno ripercussioni anche a valle. È necessario e urgente lavorare sulle politiche di mitigazione e di adattamento alla crisi climatica. Facendo rete con ricercatori ed esperti, e questo è anche l’obiettivo principale del protocollo d’intesa che l’associazione ha firmato con il Comitato glaciologico italiano, e le comunità locali. Da qui anche la necessità di definire al più presto una road map europea, di cui ci facciamo portavoce, per promuovere una gestione efficace e una protezione adeguata delle aree montane fragili ma importanti e degli ecosistemi”.