Home Attualità Nucleare, Pichetto: “Entro fine anno le regole per i nuovi impianti”

Nucleare, Pichetto: “Entro fine anno le regole per i nuovi impianti”

gilberto pichetto nucleare

Il ministro è convinto di poter superare la volontà espressa dagli italiani nei due referendum, contando sulle prospettive delle tecnologie più recenti, ma rimanda ancora una volta ogni valutazione sul Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. 

La netta volontà, da parte di Gilberto Pichetto e di tutto il governo Meloni, di tornare a sfruttare l’energia nucleare, ha già trovato il favore di Confindustria. Tuttavia, ci sono due referendum che, seppur datati (il primo risale al 1987, il secondo al 2011), rappresentano il volere degli italiani e non possono essere ignorati. Inoltre, al momento, manca del tutto un quadro normativo su cui possa poggiare la ricerca e lo sviluppo dell’energia atomica in Italia. Problemi che però il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica conta di poter in qualche modo ‘bypassare’.

Gli italiani con i referendum si sono espressi su tecnologie di 60 anni fa, quelle relative al nucleare di prima e seconda generazione. Noi guardiamo al nuovo nucleare, che non prevede la costruzione di grandi centrali” – ha spiegato Gilberto Pichetto in un’intervista al Corriere della Sera – “Ad aprile abbiamo nominato un apposito consulente, il giurista Giovanni Guzzetta, contiamo di presentare il ddl entro fine anno per dotarci di una normativa primaria e dove saranno previsti i soggetti regolatori. Puntiamo ad approvare il ddl con le deleghe nel 2025, a regolare il tutto, come Autorithy, sarà l’Isin (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione) ma dovrà essere rafforzato in rapporto ai nuovi compiti“.

Gilberto Pichetto ha poi specificato altri dettagli, alcuni dei quali noti da tempo. “Abbiamo sempre escluso il ritorno delle grandi centrali, come impianti pensiamo agli Small modular reactor e agli Advanced modular reactor. Sì, è vero che il nucleare di quarta generazione non esiste, ma noi pensiamo anche alla terza generazione avanzata” – ha spiegato il ministro – “Non sarà il governo a dover decidere quale tecnologia utilizzare, far scegliere adesso alla politica non ha senso, a farlo sarà chi costruirà o chi comprerà l’impianto. In futuro potremo avere moduli da 100 megawatt preconfezionati, da installare accanto ai siti industriali più energivori“.

Difficile, al momento, anche solo immaginare il futuro del nucleare in Italia. Ancora più complicato, stilare un cronoprogramma o ragionare sugli investimenti. “Auspico che sarà possibile iniziare a richiedere le prime autorizzazioni intorno al 2030, ci sono aziende francesi e statunitensi molto interessate ma, senza chiudere a partnership internazionali, vorrei un nucleare che abbia come motore il sistema industriale italiano” – ha spiegato Gilberto Pichetto – “Stiamo lavorando per mettere a sistema le competenze italiane: abbiamo Enel, Ansaldo e una serie di imprese che possono far parte di un pool. Enel ha tutte le competenze per poter tornare ad essere l’operatore del nucleare in Italia e non ci saranno problemi con gli incentivi statali, il governo sostiene già molte tecnologie come l’eolico, il solare e il geotermico. Valuteremo poi se gli incentivi per il nucleare saranno a tariffa o agli investimenti“.

Per Gilberto Pichetto, il nucleare rappresenta una necessità non più rimandabile: “Bisogna rispettare i target di decarbonizzazione e il punto non è rivedere la quantità di rinnovabili, ma rendersi conto che le previsioni indicano che nel 2050 la domanda di energia in Italia sarà raddoppiata rispetto a oggi. Dobbiamo aumentare la produzione di energia ma con un prezzo inferiore per mantenere il Paese competitivo“. Tuttavia, c’è sempre la nota dolente di un Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi che doveva essere costruito molto tempo fa e che certamente non sarà realizzato in tempi brevi: “La vera urgenza al momento è trovare depositi per i rifiuti di bassa e media intensità, di provenienza civile o sanitaria, che aumentano ogni giorno. Poi valuteremo se ci converrà andare avanti con tutte le valutazioni del caso per costruire il Deposito nazionale o se proseguire l’accordo con Francia e Regno Unito e avere lì depositi comuni“.