Deposito nazionale, Pichetto: “Dobbiamo dare una soluzione”

L’impegno del ministro: “Potremmo realizzare un deposito geologico o pagare un lungo canone di locazione ad un altro Paese, ma dobbiamo dare una risposta per i rifiuti a media e bassa intensità, perché ne produciamo ogni giorno”.

Il governo, non è un mistero, vuole puntare molto sul nucleare, da fissione e da fusione, come fonte di transizione per la decarbonizzazione. Al di là della ricerca e dello sviluppo, tuttavia, resta un’urgenza non più rimandabile come quella del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. L’Italia, pur non avendo centrali nucleari attive, continua a produrre un’enorme quantità di rifiuti, soprattutto in ambito ospedaliero ma anche industriale.

Dopo il ritiro dell’unica autocandidatura per ospitare il Deposito nazionale, quella di Trino Vercellese, Sogin e il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica stanno valutando possibili alternative, come spiegato dal ministro Gilberto Pichetto Fratin.

La Carta delle aree idonee va avanti perché in valutazione via VAS (Valutazione Ambientale Strategica, ndr). L’apertura alle autocandidature è stata un’opportunità data a chi avesse voluto autocandidarsi, Trino Vercellese si era proposta ma poi ha cambiato idea” – ha spiegato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica – “Vorrei ricordare che con la stessa norma abbiamo sdoganato anche le aree militari, può essere una valutazione ma nessuna in questo momento è nella CNAI. La valutazione via VAS viene fatta sui 51 siti presenti nella CNAI perché è nostro dovere dare una soluzione sul Deposito“.

Il Deposito geologico, per quello che sono le barre e i rifiuti trattati in Francia e Inghilterra, può stare in una stanza neanche troppo grande. Potremmo farlo, oppure potremmo pagare un lunghissimo canone di locazione a qualche altro Paese” – ha aggiunto Gilberto Pichetto – “Noi però dobbiamo dare una risposta sul Deposito di rifiuti nucleari a media e bassa intensità, perché ne producono tantissimi il sistema sanitario ma anche le strutture civili. Attualmente, questi rifiuti radioattivi sono stoccati in una trentina di siti in tutto il territorio nazionale, da questi 30 siti provvisori dobbiamo cercare di averne uno definitivo“.