Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha parlato anche di nucleare, rifiuti, decarbonizzazione in agricoltura e gestione idrica.
Gilberto Pichetto, ospite del Meeting di Rimini, parla delle sfide da affrontare nel futuro. Come ad esempio il nucleare, tema da sempre rivendicato dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, e anche inserito nell’aggiornamento al Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec). Il ritorno al nucleare, però, non può prescindere da un’urgenza già adesso non più rimandabile: la realizzazione del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Un progetto che nonostante l’individuazione di 51 aree idonee in tutta Italia, trova fortissime resistenze a livello territoriale, spesso ‘ufficializzate’ anche da mozioni approvate all’unanimità dalle forze politiche locali (come nel caso del Lazio).
Il ministro è ben consapevole della necessità di realizzare il Deposito nazionale, anche perché continuiamo a produrre rifiuti radioattivi anche senza produrre energia nucleare (ad esempio negli ospedali o in alcuni processi produttivi industriali), e lo stallo che continua a protrarsi ha spinto l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin) a lanciare l’ennesimo allarme rivolto a governo e Parlamento.
“Ogni rivoluzione costa sacrificio e bisogna trovare un punto di equilibrio. Nessuno nel proprio Comune vuole il Deposito nazionale ma tutti vogliono il reparto di medicina nucleare negli ospedali. Tutti quelli che hanno bisogno fanno PET, scintigrafie, TAC e così via, ma nessuno vuole i rifiuti del nucleare nel proprio territorio” – ha spiegato Gilberto Pichetto – “Lo stesso vale per gli uffici: anche i dispositivi antifumo hanno al loro interno una particella che va smaltita tra i rifiuti nucleari a bassa intensità. Quelli ad alta intensità non sono un problema, possiamo decidere di pagare milioni di euro d’affitto ai francesi o agli inglesi, che se li prendono e li tengono lì. Il problema è la produzione giornaliera, dobbiamo prendere consapevolezza anche di questo“.
Sul nucleare, Gilberto Pichetto ha rivendicato le proprie ambizioni: arrivare ad un minimo di 11% di energia nel mix nazionale al 2050. Secondo gli esperti, come il Prof. Marco E. Ricotti, si tratta di un obiettivo possibile ma non semplice da raggiungere. Per il ministro, è essenziale esplorare le possibilità dell’energia atomica affiancandola alle rinnovabili. “Tutte le previsioni ci danno una domanda di energia doppia al 2050, dobbiamo sfruttare tutti i percorsi di rinnovabili ma anche il fronte del nucleare. Inutile fare discussioni filosofiche, nel 2023 abbiamo comprato 18 miliardi di Kwh dalla Francia. Già utilizziamo l’energia nucleare, dobbiamo anche iniziare a produrla” – ha spiegato Pichetto – “L’Italia è il Paese dei no, ma dobbiamo saper fare scelte coraggiose. Scegliere la decarbonizzazione con le rinnovabili e il nucleare è l’unico modo per mantenere i livelli della domanda di energia“.
Il ministro ha poi parlato della necessità di decarbonizzare anche il settore agricolo (“Solo con un sistema di irrigazione e agricoltura moderno possiamo intervenire sulle emissioni di CO2, altrimenti perderemo la nostra eccezionale biodiversità“), ma anche dei rifiuti. “Quando ci è stata presentata la prima bozza del provvedimento sugli imballaggi, abbiamo detto a Bruxelles che non è l’Italia che deve adeguarsi alla Germania, ma il contrario, perché la Germania è 30 punti sotto. Sul riciclo noi siamo i campioni e possiamo insegnarlo agli altri. Un’ora fa ho avuto un bilaterale con un ministro di un Paese estero, che ci ha chiesto aiuto sul fronte rifiuti” – ha spiegato Gilberto Pichetto – “Ci sono percorsi che vanno resi uniformi, come la raccolta differenziata (che non c’è ancora ovunque) o il fronte idrico. Serve far venir meno 2.391 gestori d’acqua, è un’azione che stiamo portando avanti ma sappiamo bene quanto sia difficile dire a un piccolo Comune di smettere di fare gestione da solo“.