L’agenzia nucleare giapponese ha dichiarato nei giorni scorsi che lancerà una nuova indagine ufficiale sul disastro di Fukushima. E intanto il nuovo ministro giapponese per l’ambiente, Shinjiro Koizumi, ha dichiarato di voler demolire i reattori nucleari del paese per evitare che si ripetano disastri come quello.
Shinjiro Koizumi, nuovo ministro giapponese per l’ambiente, si è espresso, a pochi giorni dalla sua nomina, per l’uscita dal nucleare del Giappone. Il suo predecessore aveva da poco dichiarato di non vedere alternative al rilasciare in mare l’acqua contaminata della centrale nucleare di Fukushima.
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Intanto il governo giapponese ha deciso di lanciare nuove indagini sul disastro di Fukushima che si focalizzeranno sul modo in cui il materiale radioattivo è fuoriuscito dal reattore e dai rivestimenti protettivi.
Nucleare, il Giappone lancia nuove indagini sul disastro di Fukushima
Le posizioni del 38enne figlio dell’ex premier Junichiro Koizumi rischiano di creare controversie nel Partito liberal democratico (Ldp) al potere, che invece sostiene un ritorno al nucleare sulla base delle nuove norme di sicurezza imposte dopo il disastro del 2011.
Il ministro ha parlato anche delle centrali nucleari del Giappone, molte delle quali rimangono chiuse a causa delle rigide linee guida sulla sicurezza introdotte dopo la tragedia di Fukushima.
“Vorrei studiare come eliminarle, non come conservarle – ha dichiarato –. Saremmo spacciati se lasciassimo che si ripetano incidenti nucleari”. Il giovane politico ha anche affermato che il premier Abe lo ha incaricato di prendere misure sulla questione dei rifiuti plastici in mare, sottolineando che “questa è un’area in cui il Giappone può dare un contributo”.
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Koizumi ha anche annunciato che visiterà la prefettura di Fukushima, nel nord-est del Giappone, per dimostrare la disponibilità del governo a fornire un supporto continuo alle aree colpite dal terribile terremoto e tsunami del marzo 2011.
Al disastro naturale si era aggiunta la contaminazione da materiali radioattivi seguita alla fusione di tre reattori nucleari nella centrale nucleare di Daiichi. L’incidente ha costretto alla fuga 160mila persone, molte delle quali non hanno mai più fatto ritorno alle proprie case.
In questi giorni, ciò che rimane dell’impianto è tornato al centro del dibattito pubblico.
Il Primo ministro del Giappone, Shinzo Abe, ha però intenzione di riavviare gradualmente tutti i reattori poiché è convinto che l’energia nucleare possa aiutare il Giappone a ridurre le emissioni di anidride carbonica e la sua dipendenza da altri paesi per l’importazione di gas e petrolio.
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Il disastro di Fukushima ha messo in luce gravi carenze normative e operative nel settore nucleare giapponese. La maggior parte dei reattori, che prima di Fukushima fornivano circa il 30% dell’elettricità al Paese, stanno attraversando un processo di revisione delle licenze in base a nuovi standard di sicurezza. Al momento, il Giappone può contare su sei reattori in funzione. Prima della tragedia erano 54. Di questi, il 40% è in fase di disattivazione.