Un tool in grado di misurare la parità di genere nei contesti lavorativi e per capire quanto un’azienda è vicina alla “Gender Equality”.
GenQ è un’associazione culturale no-profit che vuole portare la D&I “Diversity e Inclusion” nelle aziende e nelle organizzazioni.
Si tratta di una squadra di ragazzi under 30 con una forte passione per le tematiche di genere, e il cui impegno è quello di promuovere attivamente questa cultura in Italia, dove vi è un evidente ritardo nell’affermazione di una reale parità di genere nel mondo del lavoro.
Giulia Sironi, co-fondatrice GenQ, ha spiegato a TeleAmbiente in che modo l’associazione è legata all’obiettivo n.5 sulla Gender Equality dell’Agenda 2030 dell’ONU: “GenQ vuole fare proprio questo: portare la gender equality ed arrivare al 50 e 50 in Italia prima del 2025“.
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Un indice che aiuta le aziende a capire quanto sono vicine alla Gender Equality
Sul sito GenQ è possibile calcolare, grazie ad un indice, a che punto sono le aziende sull’argomento di “Gender Equality”.
“Questo indice che abbiamo sviluppato parte dagli indici europei e li ampia rendendoli più comprensivi. – spiega Giulia – Quello europeo, ad esempio, non tiene conto dei lavori part-time. Il nostro, invece, restituisce una percentuale, semplificando i dati che prende, che può essere da 1 a 100, e capire a che punto sei”.
Su GenQ è possibile inoltre trovare una sezione sulle scuole e le attività di awareness sul tema, ed un’altra di consulenza per le aziende.
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Il divario di genere ad oggi in Italia
“La situazione globale dopo la pandemia è peggiorata, ovvero il divario si è allargato dato che su molte donne su cui è gravato il carico familiare e che hanno deciso di rimanere a casa per prendersi cura dei figli”, spiega Giulia a TeleAmbiente.
In Italia, però, la situazione sembra migliorata. “Il nostro paese è passato al 63esimo posto. In particolare, ha avuto un forte miglioramento dal punto di vista politico. Con il governo Conte addirittura un record storico, 64% nell’esecutivo tra ministre, viceministre e sottosegretarie. – afferma Giulia – Ma per risolvere la situazione di gender gap in Italia ci vorrebbero ancora 267 anni, un po’ tanti vero?”
I punti più critici di questo gap sono diversi. “La partecipazione economica che in Italia è tra le peggiori d’Europa, soprattutto per la differenzia salariale, infatti parliamo di un 16%. E i tassi di occupazione, specie nel sud Italia, arrivano a cifre allarmanti: una donna su 4 risulta occupata, ed è pochissimo“.
E conclude: “Noi insistiamo molto sulla rappresentazione e sul fatto che avere riferimenti femminili in posizioni di potere e manageriali è fondamentale per colmare questo divario”.