Come se non bastasse l’alta incidenza di malattie nei bambini in una ‘zona di sacrificio’, ora la mancanza di medici e infermieri mette a rischio un reparto ospedaliero di importanza fondamentale.
Come se non bastasse il fatto di risiedere in una delle cosiddette ‘zone di sacrificio’ definite dall’Onu, con l’impatto devastante dell’ex Ilva sull’ambiente e sulla salute, a Taranto si rischia la chiusura del reparto dell’Unità di terapia intensiva neonatale (Utin) nell’ospedale Santissima Annunziata. Il motivo? La mancanza di medici.
La denuncia dei Genitori Tarantini
A denunciare il caso è l’associazione Genitori Tarantini, che da anni si batte per il riconoscimento dei danni causati dall’inquinamento alla salute dei bambini di Taranto. “Ogni adulto tarantino dovrebbe sentirsi personalmente colpito da quanto sta accadendo, a partire dalla toccante quanto allarmante analisi del dottor Giovanni Ciraci, uno dei professionisti a cui vengono affidate cura e assistenza di neonati e nuove mamme, nel reparto di Neonatologia e Utin” – spiega l’associazione – “È indegno, in una Repubblica democratica che tutela la salute come fondamentale diritto del cittadino, che si verifichino situazioni talmente gravi da mettere addirittura a rischio l’esistenza stessa di un reparto di così vitale importanza“.
Lo sfogo del medico neonatologo
Il riferimento è ad una lettera pubblicata sui social da Giovanni Ciraci, medico neonatologo, che nel 2008 aveva dovuto lasciare la Puglia per lavoro e tornato meno di tre anni fa per lavorare al Santissima Annunziata di Taranto. “Quel reparto cercava di tornare in vita dopo un periodo di totale distruzione. Ora, due anni e sei mesi dopo, la situazione è peggiorata per grave carenza di medici. Nonostante lo sforzo dei sanitari, nonostante la rinuncia a ferie, riposi e congedi, dei pochi medici rimasti, non si riesce più ad andare avanti, a garantire il servizio e la qualità necessarie. Tante promesse… tante finte promesse” – il post del dottor Ciraci – “Un reparto enorme, il secondo punto nascita della Puglia per numero di nati e una terapia intensiva neonatale con una grande storia. Tutto distrutto… Cinque medici che decidono di dire basta e licenziarsi con il dolore nel cuore…“.
Il dottor Ciraci: “Neonati condannati a morte”
“Abbiamo fatto di tutto per mantenere in piedi un reparto così impegnativo, così delicato e indispensabile, abbiamo rinunciato alla nostra vita privata e siamo stati spettatori di una politica che è stata lì a guardare, come per la chiusura dell’Utin di Brindisi. Ora basta… Siamo troppo pochi, oltre che stanchi e demotivati. Non abbiamo più neanche i numeri per rendere utile il nostro sacrificio” – scrive ancora il dottor Giovanni Ciraci – “Ognuno andrà per la propria strada lasciando la ‘patata bollente’ alla politica e agli amministratori. Ora toccherà a voi non dormire la notte, piangere e star male per non poter dare ai cittadini tarantini la possibilità di un punto nascita a Taranto, per aver condannato a morte molti neonati che avrebbero potuto vivere e crescere bene. Quanta amarezza…“.
Genitori Tarantini: “In difesa della nostra sanità”
“Come lo stesso dottor Ciraci racconta, oltre 2000 bambini nascono ogni anno a Taranto. Di questi, molti presentano problemi sanitari più o meno gravi, al punto da dover essere presi in carico dall’Utin, necessitando di assistenza continua. Il personale medico del reparto, drammaticamente carente per numero, è costretto a doppi turni, reperibilità, rinuncia alle ferie: una situazione da terzo mondo che, visto il numero sempre più esiguo di professionisti, rischia pesantemente di portare alla chiusura definitiva” – rincara la dose l’associazione Genitori Tarantini – “Chiudendo l’Utin a Taranto, i bimbi con patologie dovranno essere trasferiti a Bari, Lecce e Foggia. Lo stesso vale per gravidanze a rischio o per i prematuri. Siamo pronti a sostenere qualsiasi iniziativa i nostri medici e infermieri vogliano mettere in campo in difesa della sanità tarantina, già pesantemente sotto scacco del vigliacco inquinamento industriale che anche l’attuale governo sostiene in danno della salute e della vita di tutti, in particolare dei nostri figli e, purtroppo, delle prossime generazioni“.