Israele ha concesso l’ingresso di una quantità minima di aiuti umanitari a Rafah, ma solo per non compromettere le operazioni militari dell’IDF in corso e quelle previste nelle prossime ore.
La concessione, da parte di Israele, di consentire l’ingresso di una minima quantità di aiuti umanitari a Gaza, per evitare peggioramenti nella gravissima crisi alimentare, ha un disegno preciso. Lo scopo di Netanyahu e del suo governo è infatti quello di non compromettere le operazioni militari delle Israel Defence Forces (IDF) nelle prossime ore e giorni. I parlamentari e gli europarlamentari dell’Intergruppo per la Pace tra Israele e Palestina, nuovamente in missione insieme all’Associazione delle Ong italiane, Arci e Assopace Palestina, hanno denunciato quanto sta accadendo al valico di Rafah.
“Siamo fuori dal valico e non ci fanno entrare, l’unica cosa che sentiamo non sono le voci del popolo di Gaza ma il rumore delle bombe. Qui non entra più niente da più di 70 giorni, le autorità egiziane sarebbero pronte con tutti gli aiuti umanitari ma Israele ha bloccato tutto. Non fa uscire niente, nessun ferito, neanche i bambini” – avevano spiegato Marco Grimaldi e Benedetta Scuderi, deputato ed europarlamentare di Alleanza Verdi-Sinistra, nella mattinata di lunedì 19 maggio – “Con noi rimane fuori anche l’umanità. Ci sono due milioni di persone che contano su di noi e su di voi. Fermiamo il genocidio. Se non facciamo nulla, saremo complici“.
Al Cairo, invece, la delegazione di politici, attivisti e giornalisti hanno incontrato esponenti della Lega Araba per fare il punto della situazione.
“È allucinante, angoscioso e doloroso, vedere qui, dall’altra parte del muro, tanti aiuti umanitari ormai deteriorati. Questo è un genocidio, pensate che dall’altra parte ci sono bambini, uomini e donne che muoiono di fame. Un’arma di guerra da parte di Israele: non è solo crudeltà la loro, ma un vero e proprio disegno strategico per annientare il popolo palestinese e cacciarlo dalla propria terra. È molto importante che la società civile, i parlamentari e i giornalisti siano qui per dire questo: basta complicità dell’Europa, è una vergogna, in questi anni abbiamo mostrato il nostro vecchio colonialismo e anche il nostro razzismo” – il punto di Luisa Morgantini, già europarlamentare e oggi presidente di Assopace Palestina – “Grazie però a chi, in Italia, continuamente e ogni giorno, nelle strade, nelle piazze e dentro il Parlamento dice con forza: basta genocidio, basta annientamento, il popolo palestinese ha diritto alla libertà e all’autodeterminazione. È doloroso essere qui davanti e non poter entrare, sapendo che dall’altra parte sarebbero così felici di vederci e capire che non tutta l’Europa si volta dall’altra parte. Ricordiamo i 600 mila in piazza a Londra, le manifestazioni in tutte le città europee represse a volte con la forza dai nostri governi. Noi andremo avanti, torneremo, ma non qui. Torneremo in Italia e continueremo questa battaglia per la libertà di tutte e tutti“.