Il professor Stefano Atzeni, decente di fisica all’Università La Sapienza di Roma, ha spiegato in una video-intervista a TeleAmbiente che la produzione di energia positiva tramite fusione nucleare non rappresenta affatto la svolta energetica
Risultato storico sì, ma non la svolta che ci piacerebbe fosse. La produzione di un saldo netto di energia attraverso la fusione nucleare ha rappresentato un importante passo in avanti per la ricerca su quella che si propone come la tecnologia definitiva per la produzione di energia elettrica.
Ma nonostante l’annuncio altisonante del governo Biden, siamo ancora lontani dall’utilizzo commerciale dell’energia prodotta da fusione nucleare, come ha spiegato a TeleAmbiente Stefano Atzeni, professore di Fisica all’Università La Sapienza di Roma.
“Si tratta di un risultato scientifico molto importante – ha detto il professore – non vogliamo però creare troppe aspettative perché sappiamo che per arrivare a produrre corrente elettrica in modo economico c’è bisogno ancora di moltissima ricerca in fisica e poi di sviluppo tecnologico”.
“Per la prima volta è stata prodotto più energia di quella impiegata per riscaldare il combustibile che ha reagito. Ma se uno andasse a fare il bilancio tra l’energia prodotta e tutta l’energia spesa, il bilancio sarebbe ancora negativo”, continua il docente.
Sulla fusione nucleare, però, il laboratorio californiano che ha raggiunto l’obiettivo non è l’unico a lavorarci. In Europa c’è il progetto Iter che utilizza una tecnologia diversa per arrivare allo stesso risultato.
“Lì si utilizza una tecnologia per certi versi complementare. Sono macchine basate sull’uso di elevatissimi campi magnetici il cui obiettivo è quello di realizzare non un funzionamento impulsato come si fa con i laser, ma di mantenere il plasma in operazione per tempi molto lunghi”, ha detto il professore Stefano Atzeni.
La tecnologia utilizzata da Iter non è ancora riuscita a raggiungere il saldo positivo di energia ma, secondo il professor Atzeni, è molto vicina a farlo. L’importante è continuare a fare ricerca su entrambi i fronti. Perché l’obiettivo è lo stesso: produrre energia pulita e continua e abbandonare per sempre i combustibili fossili.