L’Italia, tra i Paesi del G7, ha aumentato più di tutti i sussidi ai combustibili fossili, superando il 160% dal 2016 al 2023. Nonostante l’impegno preso nel 2016 di eliminarli entro il 2025, i finanziamenti pubblici per petrolio, gas e carbone sono cresciuti, mettendo a rischio gli obiettivi climatici globali.
L’Italia è il Paese del G7 che ha incrementato maggiormente i sussidi ai combustibili fossili, responsabili del cambiamento climatico. Il dato è stato presentato da Greenpeace in un report sulla quantità di sussidi pubblici alle fonti fossili da parte delle maggiori economie mondiali.
Nel 2016, l’Italia spendeva circa 17 miliardi di dollari (16,4 miliardi di euro) in sussidi ai combustibili fossili, mentre nel 2023 questa cifra è salita a 46 miliardi di dollari (44,5 miliardi di euro), registrando un aumento del 166%.
Questo incremento è il più alto tra tutti i membri del G7, evidenziando come l’Italia non solo non abbia rispettato l’impegno di eliminare i sussidi entro il 2025, ma abbia addirittura ampliato il supporto finanziario alle fonti fossili in modo drastico.
Sussidi ai combustibili fossili, una promessa mancata
Nel 2016, durante il Summit di Ise-Shima, i Paesi del G7 avevano promesso di eliminare i sussidi inefficienti ai petrolio, gas e carbone entro il 2025, con l’obiettivo di incentivare la transizione energetica e rispettare gli impegni dell’Accordo di Parigi.
Tuttavia, invece di ridurre il sostegno economico alle fonti fossili, l’Italia – come quasi tutti gli altri membri del G7 – ha aumentato la spesa pubblica destinata a petrolio, gas e carbone.
Il problema, però, riguarda quasi tutti i Paesi del G7. Nello specifico, gli Stati Uniti restano il Paese che spende di più in sussidi a carbone, petrolio e gas: nel 2023 hanno destinato 790 miliardi di dollari (765 miliardi di euro) a petrolio, gas e carbone, un dato che riflette il peso dell’industria fossile nell’economia americana e la forte influenza delle lobby energetiche.
Anche il Giappone ha mantenuto una spesa elevata, arrivando a 269 miliardi di dollari (260 miliardi di euro), consolidandosi come il secondo Paese per volume totale di sussidi.
Tra i Paesi europei, la Germania ha registrato l’incremento assoluto più alto (+37,4 miliardi di dollari), arrivando a una spesa totale di 114 miliardi di dollari (110 miliardi di euro). Anche Francia e Regno Unito hanno aumentato i loro finanziamenti ai combustibili fossili, sebbene con incrementi più contenuti rispetto all’Italia: +40% per la Francia e +22% per il Regno Unito.
L’unica eccezione in questo scenario è rappresentata dal Canada, che dal 2016 ha ridotto i sussidi dell’11% (da 44 a 39 miliardi di dollari). Sebbene il taglio sia modesto, il Canada è l’unico Paese del G7 ad aver invertito la tendenza, dimostrando che una riduzione è possibile.
Cosa si intende per sussidi alle fossili
Il comportamento dei Paesi del G7 relativamente ai sussidi ai combustibili fossili è particolarmente allarmante perché le fonti fossili come carbone, petrolio e gas naturale sono responsabili delle emissioni di gas serra (in particolare l’anidride carbonica) che generano il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici ad esso collegati.
Quando parliamo di sussidi alle fonti fossili intendiamo una serie di azioni quali riduzioni fiscali o agevolazioni per le aziende fossili; finanziamenti diretti per infrastrutture legate ai combustibili fossili; sgravi sulle accise per il trasporto su strada, la produzione industriale o altri settori energivori.
“I Paesi del G7, alcune delle nazioni più ricche e potenti della Terra, si sono dati quasi un decennio per compiere passi verso l’eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili entro il 2025”, ha dichiarato la responsabile del programma Clima ed energia di Greenpeace International Virag Kaufer.
“Ora siamo nel 2025,l’anno è iniziato con devastanti calamità climatiche, e non solo stanno mancando l’obiettivo, ma hanno anche aumentato la spesa pubblica per i combustibili che distruggono il clima. I governi devono controllare la spesa pubblica e dirottarla urgentemente dagli incentivi ai combustibili fossili verso una transizione giusta e sostenibile“, ha concluso.