La blockchain a supporto della filiera agroalimentare. Ecco come nasce Foodchain, la piattaforma che offre gli strumenti per scoprire provenienza, qualità e valore del cibo nell’interesse di chi produce e a tutela di chi consuma. Intervista al dottor Marco Vitale, CEO di Foodchain.
Aiutarci a scegliere con più consapevolezza e sostenibilità i prodotti che acquistiamo. Foodchain è la piattaforma incentrata sulla tecnologia blockchain che vuole rendere la trasparenza un asset imprescindibile di ogni attore della filiera alimentare per garantire la provenienza, la qualità del cibo, tutelare i consumatori e guidarli verso scelte d’acquisto più consapevoli e sostenibili.
Abbiamo chiesto al dottor Marco Vitale, CEO di Foodchain e uno dei 30 esperti del Blockchain Task Force del MISE, come funziona e in che modo tale tecnologia può offrire vantaggi a supporto del Made in Italy.
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Come nasce la piattaforma Foodchain?
E’ nata nel 2011 a due anni dalla tecnologia blockchain. Ero in Australia da mio fratello ed un sera sono stato in una pizzeria spacciata per italiana dove ci hanno servito una pizza “calabrese” con ananas e prosciutto cotto. Da lì il problema dell’Italian Sounding ha iniziato a stuzzicarci l’idea che forse era doveroso fare chiarezza in questi ambiti. Al mio ritorno mi imbatto nel famoso scandalo delle mozzarelle blu tedesche e da lì con i miei soci Davide Costa e Fabio Fiori iniziamo questo percorso, una piattaforma che attraverso questa innovativa tecnologia potesse evitare operazioni poco chiare e frodi.
La Blockchain per la tracciabilità del Made in Italy
Cos’è la blockchain applicata al settore alimentare e quali vantaggi si possono ottenere sfruttando tale tecnologia?
La blockchain è un registro condiviso tra più attori all’interno di una filiera o network. Questi attori hanno con sé un nodo di blockchain e fanno delle operazioni matematiche particolari affinché questi dati del sistema siano resi immodificabili dalla tecnologia stessa. Inserire in maniera autonoma un dato che non può essere modificato pone chi va a farlo in una condizione di esposizione mediatica. Ciò comporta che chi la adotta è molto responsabile, non vengono inseriti dati fraudolenti. Si tratta di solo alcune potenzialità in un comparto così importante come quello del food.
Contraffazione, italian sounding e fake news a tema agroalimentare: quali danni per il Made in Italy?
La contraffazione e l’italian sounding hanno un valore mondiale di circa 650 miliardi di dollari annui, dove noi come italiani abbiamo un record negativo, quindi siamo molto contraffatti. Il nostro problema occupa circa il 10%, perdiamo circa 65 miliardi di euro annui in prodotti spacciati per italiani. Le fake news che riportano la trasmissibilità del coronavirus attraverso il cibo sono un grosso danno per il Made in Italy. Ma da questa problematica ne possiamo trarre un benefico andando a valorizzare quali sono le operazioni che effettuiamo giornalmente per portare sullo scaffale di un supermercato un determinato prodotto: possiamo far vedere la storia di quel che facciamo anche in tema di sicurezza alimentare e igiene.
Come è cambiato l’approccio dei consumatori nei loro acquisti negli ultimi anni e con l’avvento del Covid-19?
Sono molto più attenti e, secondo una nostra ricerca, l’89% dei consumatori sarebbe disposto a pagare di più sul prezzo del prodotto per saperne la storia e avere determinate garanzie.
La pasta che mangiamo ed esportiamo è 100% Made in Italy e in base a quali parametri viene definita tale?
La pasta è stata protagonista, anche nell’ultimo periodo, di scandali legati alla provenienza del grano certificato come italiano ma poi scoperto di altra provenienza, o la presenza di glifosato e pesticidi. Questa tecnologia potrebbe dare un apporto utile a questo, portando all’attenzione del consumatore aspetti finalizzati a valorizzare chi all’interno della supply chain, in questo caso della pasta, abbia a cuore procedure e lavori di estrema qualità, offrendo pasta 100% italiana. Attraverso il servizio che forniamo con immagini satellitari su come cresce il grano nel campo, quindi la massima produzione di grano che quel campo può erogare, può essere di grande aiuto per capire chi sta lavorando correttamente.
Consumerismo, la blockchain al servizio dei consumatori VIDEO
Foodchain e la blockchain possano quindi aiutare oggi i consumatori e come potranno farlo ancora di più in futuro?
Il consumatore allo scaffale oggi ha due indicazioni: prezzo e packaging del prodotto. La blockchain vuole aggiungere strumenti ulteriori per dare la possibilità di scegliere in maniera consapevole, entrare nel merito dei processi di un prodotto (non solo food ma anche per altri comparti), verificando gli attori della filiera coinvolti e come si sono comportati. Si tratta di informazioni in più che determinando anche scelte di acquisto differenti e grazie alle quali il consumatore può acquistare il proprio prodotto indirizzando i soldi a una filiera meritevole.