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“Fiumi di parole”, manifesti alla sede Rai contro il greenwashing del Festival di Sanremo

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Nella notte in cui va in onda la serata che precede la finale del Festival di Sanremo, attiviste di Extinction Rebellion hanno incollato manifesti sugli ingressi della sede RAI locale per chiedere maggiore attenzione nel racconto della crisi climatica. 

I dipendenti della sede RAI della città di Bari questa mattina, proprio nella giornata della finale della 74esima edizione del Festival di Sanremo, hanno trovato dei manifesti di Extinction Rebellion ad attenderli sulle porte e sui muri dell’edificio.

Nei manifesti, creati dal movimento per il clima, sono stati usati i titoli delle canzoni grandi successi delle edizioni passate di Sanremo per attirare l’attenzione sulla crisi climatica.

Le attiviste hanno usato colla vegetale fatta da farina ed acqua per incollare il loro messaggio nella sede della televisione di stato, per chiedere una maggiore attenzione nel racconto della crisi climatica. Tutte le attiviste sono state identificate dai carabinieri.

Extinction Rebellion prova a dare una scossa al mondo dell’informazione e alla RAI, sfruttando il Festival di Sanremo, uno degli appuntamenti più seguiti della televisione italiana. “Sappiamo degli effetti della crisi climatica già dal 1967, quando Little Tony si esibiva sul palco dell’Ariston e con ‘Cuore Matto’ cantava “dimmi la verità”. A distanza di quasi 50 anni la situazione è solo peggiorata, è arrivato il momento che il mondo dell’informazione, RAI per prima, dica la verità, faccia chiarezza sull’emergenza che stiamo vivendo e smetta di dare visibilità a chi quella crisi la sta creando”, scrivono gli attivisti.

Al Festival di Sanremo prodotto dalla Rai, tra gli sponsor, anche quest’anno, c’è stato Eni, un gigante delle emissioni di CO2, “che sapeva quali sarebbero stati gli effetti della crisi climatica già dagli anni ’70 ma ha preferito tacere per tutelare i suoi profitti” fa notare Manlio, una delle persone che ha preso parte all’azione. E continua: “ENI ha utilizzato la visibilità data dal Festival per raccontare i suoi impegni sulla decarbonizzazione e ripulire la propria immagine, senza nessuno che faccia notare che questi impegni sono spesso solo di facciata“.

Non solo ENI. Le attiviste denunciano anche la partecipazione di Intesa San Paolo, che ha destinato 3,2 miliardi di dollari ad investimenti nella finanza fossile, e di Costa Crociere, al secondo posto per quantità di emissioni inquinanti, tra le compagnie del settore. Una scelta degli sponsor per questo Festival che gli stessi attivisti hanno definito “imbarazzante, è stato deciso di dare visibilità ad aziende e banche che contribuiscono enormemente alla crisi climatica, offrendo loro la possibilità di dipingersi come realtà attente all’ambiente. La RAI così sceglie di stare dalla parte di chi inquina. Eppure il mondo dell’informazione dovrebbe preoccuparsi di fornire alla cittadinanza informazioni corrette sulla crisi climatica”.