Dopo l’apertura della Regione Toscana al tema del fine vita con l’approvazione della legge di iniziativa popolare “Liberi Subito”, una legge che consente l’eutanasia per alcuni pazienti terminali definendo tempi e procedure, il centrodestra toscano ricorre al collegio di garanzia. In questo modo la legge appena approvata viene sospesa fino al pronunciamento del collegio.
Oggi la Toscana ha fatto un passo in avanti importante: con 27 voti favorevoli, 13 contrari e 1 astenuto, il Consiglio regionale ha approvato la prima legge in Italia che regola il trattamento medicalmente assistito del fine vita. pic.twitter.com/ds8YqSjAeQ
— Eugenio Giani (@EugenioGiani) February 11, 2025
Il tema del fine vita nel nostro Paese non è regolato da nessuna legge nazionale, per questo motivo la Corte Costituzionale si è dovuta pronunciare più volte sui casi concreti di persone processate per avere aiutato pazienti malati a ottenere l’eutanasia in Svizzera, Paese in cui è legale. Il processo più noto è quello contro Marco Cappato.
In Italia il primo grande caso che ha portato il tema all’attenzione dell’opinione pubblica è stato quello di Eluana Englaro, la donna era rimasta in stato vegetativo per 17 anni prima che i genitori ottenessero il permesso di staccare le apparecchiature che la tenevano in vita con nutrizione artificiale. Era il 2009.
Nel 2019 la Corte Costituzionale aveva esortato il parlamento italiano a legiferare sul tema del fine vita per colmare il vuoto legislativo creatosi. La Corte è intervenuta dopo che la Corte d’Assise di Milano aveva interpellato la Consulta sulla legittimità costituzionale del reato di aiuto al suicidio. La procura di Milano aveva accusato Marco Cappato, esponente dell’associazione Luca Coscioni, di questo reato poiché questo si era autodenunciato per avere dato aiuto al suicidio nei confronti di fabiano Antoniani, noto come dj Fabo, ragazzo rimasto cieco e tetraplegico dopo un incidete automobilistico che aveva chiesto aiuto per poter morire di suicidio assistito in Svizzera, cosa che avvenne nel 2017.
La Corte Costituzionale ha stabilito che i malti terminali possono chiedere il suicidio assistito qualora ricorrano alcuni requisiti: abbiano una diagnosi che non lascia spazio alla speranza, siano tenuti in vita da supporti medici, siano soggetti a gravi sofferenze e abbiano preso la decisione in piena libertà.
Grazie alla sentenza della Consulta sul caso Cappato/Antoniani, 242/2019, sei persone in Italia hanno finora ottenuto il permesso al suicidio medicalmente assistito. L’ultima è stata una donna, in Lombardia, affetta da sclerosi multipla progressiva ad ottenere l’accesso a un farmaco fornito dal Servizio Sanitario.
La 51enne lombarda, “Ines”, affetta da sclerosi multipla, ha finito di soffrire, è morta in Svizzera e non in Italia, come avrebbe voluto. https://t.co/HI1QhtCvPf
— Associazione Luca Coscioni (@ass_coscioni) July 31, 2024
Pochi giorni fa è arrivata l’approvazione del testo in Toscana ma la politica è ancora divisa sul tema e diversi partiti invocano una legge nazionale. Legge che il Parlamento non riesce ad approvare da 30 anni.
“Ci vuole una legge!!,
urlarono tutti in coro coloro che non hanno mai voluto o saputo fare una legge.
E di solito fanno anche finta di non sapere che esiste una sentenza della Corte Costituzionale, ottenuta con le nostre disobbedienze civili, che ha forza di legge.#eutanasia
— Marco Cappato (@marcocappato) February 14, 2025
Nei prossimi mesi altre Regioni discuteranno l’approvazione della legge “Liberi Subito”.