Festa del Bio, la tappa romana all'orto botanico nel nome di agroecologia e montagna

Festa del Bio 2025, la tappa romana all’Orto Botanico nel nome di agroecologia e montagna

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Si è tenuta a Roma la terza e ultima tappa della Festa del Bio 2025. L’orto Botanico ha ospitato la due giorni dedicata al settore biologico e al tema dei territori di montagna. Federbio e Slow Food hanno puntato l’accento sul futuro sostenibile dei territori montani e sull’agroecologia.

Maria Grazie Mammuccini, Presidente di FerderBio ha dichiarato a TeleAmbiente: “È chiaro che noi ci troviamo in una situazione di difficoltà dell’agricoltura e i dati ce lo dicono in maniera molto chiara perché se guardiamo solo le aziende dal 2000 al 2020, siamo passate da circa 2.400.000 aziende a 1.200.000 circa. Quindi abbiamo perso il 50% delle aziende e di queste il 75% nelle aree collinari e montane. Quindi è evidente che siamo in una fase in cui occorre puntare al massimo per rilanciare i sistemi agricoli. È evidente che il nostro paese non ha le caratteristiche per un’agricoltura intensiva perché il 75% del nostro territorio è collinare e montano. Per questi territori l’opportunità vera è
biologico, biodinamico e agroecologia.”

 

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Barbara Nappini, Presidente Slow Food Italia ha dichiarato: “Parliamo di agrobiodiversità, di agricoltura del futuro, di aree interne. Ci siamo focalizzati su questi elementi perché per noi sono elementi cruciali per il futuro, non per il passato ma per il futuro. In un momento in cui l’agricoltura è evidentemente in crisi, in una crisi sistemica che ha origini nel passato e in un modello che ha pochissimo sostenuto l’agricoltura tipica italiana, quella per l’appunto delle aree interne, l’agricoltura di piccola e media scala, un’agricoltura perfettamente integrata nei luoghi, nelle comunità e anche con gli ecosistemi, volendo cambiare un paradigma e industrializzarla, noi riteniamo che questa sia la causa di gran parte delle crisi che stiamo attraversando. Anche delle crisi che attraversano le aree interne, che ricordiamo vengono spesso erroneamente definite marginali ma di fatto sono il 70% del territorio nazionale. E guarda caso, proprio quell’agricoltura lì è perfetta per le aree interne.”

Tanti produttori hanno presentato i prodotti del territorio da riscoprire e tutelare per garantire la sopravvivenza delle comunità che li coltivano.

Remo Berardi, titolare della Berardi Salumi e produttore della mortadella di Campotosto, presidio Slow Food, ha raccontato le caratteristiche del prodotto: “La mortella di Campotosto è quella che fa un po’ da regina del posto è un salume, rientra nella categoria dei salami, ma la particolarità è proprio che non è un insaccato ma viene fatto completamente a mano, quindi richiede una procedura molto lunga per essere fatta. Viene presa una polpetta di carne, viene massaggiata dando la forma ovoidale, che è quella delle mani, viene inserito all’interno un lardello e poi viene ricoperta a mano. Una volta ricoperta si riveste con un budello naturale, si lega e viene appesa davanti al camino.”

 

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