Tutto quello che c’è da sapere sul fast fashion. In questo magazine di TeleAmbiente vi spieghiamo il lato oscuro della moda usa e getta.
Dove finiscono i nostri abiti usati? In Ghana. Dal 2023 è la discarica di vestiti più grande al mondo: ne arrivano 15 milioni ogni settimana. La causa principale? Il fast fashion, la moda veloce, e in questo speciale vi spieghiamo perché.
Il fast fashion è la moda ultraveloce che negli ultimi decenni ha rivoluzionato il modo in cui ci vestiamo. Capi a prezzi stracciati, collezioni che si rinnovano a una velocità impressionante e un modello di business basato sull’acquisto compulsivo
Come ci vestiamo, quali abiti compriamo e quali marchi preferiamo può fare la differenza. “La rivoluzione comincia dal tuo armadio – Tutto quello che c’è da sapere sulla moda sostenibile”, è il libro di Luisa Ciuni, giornalista e scrittrice, e Marina Spadafora, stilista e coordinatrice di Fashion Revolution Italia. Le loro voci si intrecciano per raccontare l’avvento del fast fashion e le conseguenze della moda low cost, la bulimia dei consumi e le conseguenze dello spreco, cosa fare per garantire una filiera produttiva, sostenibile e rispettosa dei lavoratori.
L’attenzione dei media sull’etica nella moda è stata catalizzata da uno degli incidenti più gravi nella storia dell’industria tessile: il crollo dell’edificio Rana Plaza in Bangladesh a Dacca nel 2013. In quell’incidente tragico, oltre 1000 lavoratori persero la vita e più di 2500 rimasero feriti.
La Campagna Abiti Puliti, fondata negli anni ’90, è la più grande alleanza del settore abbigliamento di sindacati e di organizzazioni non governative. Le loro campagne si focalizzano sul miglioramento delle condizioni lavorative nel settore dell’abbigliamento. A 11 anni dalla peggiore tragedia del Rana Plaza, le fabbriche sono davvero più sicure? A spiegarcelo Deborah Lucchetti, coordinatrice nazionale Campagna Abiti Puliti.
Visualizza questo post su Instagram
Si può essere slow anche nel modo di vestire. Parte da questo obiettivo Slow Fiber, una risposta al fast fashion un’iniziativa che unisce Slow Food Italia e 30 aziende tessili italiane in un impegno comune per una moda più etica e sostenibile. A raccontarcela il fondatore Dario Casalini.