Fashion Revolution Week, a Milano va in passerella la moda etica e sostenibile

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Fino al 22 aprile Milano ospiterà la Fashion Revolution Week, una settimana all’insegna della moda etica e sostenibile. Ma quanto è davvero green e etico il settore della moda? 

È in corso a Milano la Fashion Revolution Week, la settimana della moda etica e sostenibile. L’evento, che ha compiuto 9 anni, terminerà il 22 aprile.

La FRW – un evento molto sentito dagli industriali del settore più attenti alle questioni etico-sociali – ha l’obiettivo di sensibilizzare e trasmettere i valori del rispetto dell’ambiente e dei lavoratori in tutta la filiera produttiva della moda.

La Fashion Revolution Week di Milano nacque dopo la tragedia del Rana Plaza di Dacca, in Bangladesh. Il cedimento strutturale del fabbricato che nel 2013 ospitava diverse aziende della filiera della moda occidentale, uccise 1.134 persone e portò alla luce le difficilissime e a volte disumane condizioni lavorative a cui i lavoratori locali che producevano i capi per le case di moda occidentali erano sottoposti. 

Fashion Revolution Week, gli aspetti ambientali

Sono due gli aspetti su cui la settimana della moda etica e sostenibile si concentra: le questioni della sostenibilità sociale e quelle della sostenibilità ambientale.

Su quest’ultimo punto alcuni passi avanti sono stati fatti e si continuano a fare. Ne sono un esempio le nuove regole dell’Unione europea relative al fast fashion e all’obbligo di riciclo dei tessuti per alcuni produttori del settore tessile e del fashion.

Secondo i principi enunciati nel documento “White Paper 2020” della Fashion Revolution, i maggiori sprechi nel settori riguardano tutte le fasi della produzione:

  • Nella fase pre-acquisto, rimangono scarti e avanzi di materiali dalla produzione di abbigliamento, campioni in disuso, prodotti che sono danneggiati o non venduti;
  • Nella fase post-acquisto, troviamo gli scarti dei consumatori: la maggior parte dei vestiti che scartiamo finiscono in discarica o negli inceneritori. Meno dell’1% dei tessuti e dei vestiti viene realmente riciclato.

Fashion Revolution Week, la moda è indietro sulle questioni sociali

Se tanti passi avanti sono stati fatti sul fronte ambientale, non si può dire lo stesso sul fronte dei diritti dei lavoratori.

Marina Spadafora di Fashion Revolution ha spiegato nella video intervista a TeleAmbiente che “le normative europee non si occupano delle questioni sociali. Le maestranze tessili che lavorano oggi nella filiera della moda, parliamo di più di 70 milioni di persone, vengono ancora pagate molto poco e non hanno nessun tipo di sicurezza né di contratto nel luogo di lavoro”.

Marina Spadafora spiega che sono in primis le grandi marche che si riforniscono dai produttori nei Paesi in via di Sviluppo a dover chiedere a questi ultimi di pagare maggiormente i propri lavoratori prendendosi carico della piccola percentuale di costi in più che si andrebbe a creare.

I consumatori, da parte loro, dovrebbero fare una ricerca prima di spendere i propri soldi nell’acquisto di abiti per capire quanto le aziende dalle quali si sta per acquistare hanno fatto e stanno facendo sul fronte della sostenibilità ambientale e sociale.

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