Secondo uno studio condotto in Danimarca, un farmaco per il colesterolo ridurrebbe i livelli di PFAS nel sangue.
La presenza di PFAS nel nostro organismo è associata a vari effetti sulla salute. Sono interferenti endocrini e possono aumentare il rischio di alcune forme tumorali. Uno studio tutto italiano pubblicato sulla rivista Toxicology Reports ad esempio, evidenzia che queste sostanze possono influire anche sul colesterolo.
Dalla Danimarca però, arriva una buona notizia. La premessa – seppur scontata – è che l’inquinamento da forever chemicals nell’ambiente e nell’organismo umano non dovrebbe proprio esserci.
Purtroppo però c’è e secondo uno studio clinico condotto in Danimarca, proprio un farmaco per il colesterolo può ridurre la quantità di PFAS nel sangue del 60% in tre mesi.
“L’effetto del trattamento si riflette in un calo del 63% (del livello) nel plasma, che corrisponde a un calo di circa il 3% dovuto al passare del tempo e al 60% grazie al trattamento”, spiega Morten Lindhardt, medico dell’ospedale di Holbaek, a ovest di Copenhagen.
Con questo trattamento – la colestiramina – il sangue si libererebbe degli inquinanti 20 volte più velocemente rispetto al normale. Secondo i ricercatori si tratta di una strada promettente per le persone che sono state esposte ad alte dosi delle sostanze chimiche per sempre, che accumulandosi nell’organismo possono avere conseguenze per la salute.
Lindhardt però avverte: “Se si continua a essere esposti (ai PFAS), non credo che si debba seguire questo trattamento per tutto il tempo a causa degli effetti collaterali”, che possono manifestarsi sotto forma di eruzioni cutanee o dolori addominali.
Tuttavia, il farmaco aiuta a eliminare la “sensazione di essere avvelenati” che le persone con alti livelli di inquinanti possono provare.
La studio clinico sugli abitanti di Korsør, in Danimarca
In Danimarca, i residenti di Korsør sono contaminati da uno dei forever chemicals, l’acido perfluorottano solfonico (PFOS), associato ad un aumento del rischio di cancro e vietato in Europa.
I livelli misurati negli abitanti della cittadina sono molto superiori alla norma (21 ng/mL) e lo studio clinico è stato condotto su 45 residenti, con un livello mediano di 191 ng/mL.
Nonostante le dimensioni ridotte del gruppo, l’effetto del trattamento “è indiscutibile, perché è molto significativo”, afferma Lindhardt.
Il potenziale maggiore del farmaco Lindhardt lo vede nel trattamento delle giovani donne in età fertile, per evitare che trasmettano queste grandi quantità di PFAS ai loro futuri figli. L’esperto però, raccomanda anche cautela, perché se gli effetti della colestiramina sono stati documentati nei livelli ematici, quelli per malattie renali o immunodeficienza sono sconosciuti.