
L’integrale è un ottimo aiuto per la salute, ricco di fibre e poco processato. Ma in Italia le aziende hanno gioco sin troppo facile a scrivere la parola magica sulla confezione: non esiste infatti una percentuale minima di materia prima integrale obbligatoria per definire tale un prodotto.
Sono state confrontato le etichette di due popolari categorie usate a colazione: tredici confezioni di frollini e dieci di fette biscottate sotto la lente d’ingrandimento alla ricerca del falso integrale.
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Il risultato complessivo lascia molto a desiderare per gli amanti dell’integrale: solo 7 prodotti su 23 possiedono tra gli ingredienti farine di tipo esclusivamente integrale, mentre gli altri usano un mix che include anche farine raffinate, che dal punto di vista quantitativo e qualitativo hanno un contenuto inferiore di fibra.
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In altre parole, l’integrale in molti casi è solo una questione di marketing, come testimonia un altro dettaglio da non lasciarsi sfuggire: in molte confezioni, solamente gli ingredienti integrali vengono indicati con la percentuale sul peso totale come prevede la normativa, mentre alcuni scelgono di non specificare la farina raffinata.
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Fonte Il Salvagente