Si tiene a New York, negli Stati Uniti, Il Summer Fancy Food 2024, il più grande evento fieristico dedicato alle specialità alimentari dell’America del Nord.
L’Italia partecipa con una delegazione che comprende anche il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida e Coldiretti con uno stand dedicato all’interno del padiglione italiano.
Durante l’evento Coldiretti ha presentato i risultati di un’indagine realizza insieme a Ixè: il 53% degli italiani all’estero si imbatte in piatti fake, ricette italiane solo nel nome, realizzate “con ingredienti e procedure che nulla hanno a che fare con la vera cucina italiana”.
Proprio gli Stati Uniti sono uno dei principali mercati in cui è diffuso il fenomeno dell‘Italian sounding, secondo i dati diffusi: “Nel 2023 si sono prodotti negli Stati Uniti 222 milioni di chili di Parmesan, 170 milioni di chili di provolone, 23 milioni di chili di pecorino romano oltre a quasi 40 milioni di chili di formaggi italian style di altro tipo, come il friulano.” Stesso discorso vale per i salumi Parma e San Daniele e per la mortadella Bologna o il salame Milano. Il fenomeno è contrastato dal nostro Paese poiché toglie mercato ai veri prodotti italiani che, secondo Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, potrebbero raddoppiare il fatturato “se arrivasse un chiaro stop al fenomeno della contraffazione alimentare internazionale che è causa di danni economici, ma anche di immagine e toglie spazio ai veri prodotti made in Italy.”
In tale ottica va letta anche la candidatura, presentata dall’Italia, della cucina italiana a patrimonio Unesco.
La penetrazione nel mercato statunitense rimane un obiettivo del settore agroalimentare. Secondo un’altra indagine presentata all’interno del Fancy Food, emerge l’enorme ruolo giocato dal cibo nella scelta dell’Italia come meta turistica da parte degli statunitensi. Il 90% di chi visita il Belpaese afferma di averlo scelto in primis per il suo cibo.
L’indagine realizzata da Coldiretti e Ilif rivela che i turisti americani destinano un’elevata quota del loro budget al cibo di qualità. Il viaggio diventa per molti turisti un input a introdurre nuovi alimenti nella propria dieta: “Il 32% dei turisti statunitensi dichiara di aver modificato in modo sensibile le proprie abitudini alimentari dopo il viaggio in Italia e il 6% di averle completamente cambiate.”
Sulla base di queste premesse diventa evidente il potenziale di penetrazione dei prodotti italiani nel mercato statunitense, fake food permettendo.