I rappresentanti del governo riceveranno i delegati delle imprese dell’indotto e dei sindacati.
Ex Ilva, nuovi incontri oggi a Palazzo Chigi mentre le posizioni tra i due soci, Acciaierie d’Italia e Invitalia, appaiono sempre più inconciliabili. Il futuro dell’impianto siderurgico di Taranto appare sempre più incerto e lo scontro tra le due società azioniste rischia di ritardare e rendere più complessa l’entrata in amministrazione straordinaria.
Ex Ilva, scontro AdI-Invitalia
Per tutelare le aziende dell’indotto, il governo avrebbe già preparato un decreto legge apposito, le cui misure però sarebbero bloccate poiché Acciaierie d’Italia non ha ancora trasmesso a Sace le informazioni necessarie per attivare le garanzie sui crediti. Invitalia accusa AdI di voler bloccare la procedura di amministrazione straordinaria: l’azienda statale, che partecipa come azionista di minoranza, ha chiesto al Mimit di avviare la procedura, ed ora si attende la decisione del Tribunale di Milano sullo stato di insolvenza della società. Acciaierie d’Italia, invece, ha chiesto al Tribunale il concordato con riserva per tutte le società che costituiscono la holding. In questo modo, l’impresa insolvente potrebbe raggiungere accordi con i propri creditori per una soluzione che accontenti tutte le parti.
AdI, la battaglia persa in Tribunale
Il tentativo di Acciaierie d’Italia sarebbe però impossibile ai sensi del decreto legge 4/2024, pubblicato in Gazzetta Ufficiale un mese fa. Con la richiesta dell’amministrazione straordinaria da parte di Invitalia, fino alla chiusura della procedura AdI non può presentare domande di accesso a strumenti di regolazione della crisi o dell’insolvenza. Inoltre, venerdì scorso il giudice del Tribunale di Milano, Francesco Pipicelli, ha respinto le richieste di AdI, che chiedeva misure cautelari e protettive per tutelarsi rispetto ai creditori e verso una composizione negoziata della crisi, che l’azionista di maggioranza preferirebbe rispetto all’amministrazione straordinaria. Il tutto, dopo aver respinto anche un’altra richiesta di AdI, che voleva impedire a Invitalia di chiedere al Mimit l’amministrazione straordinaria: per il giudice, il decreto legge del 2023, che prevede che un socio pubblico può richiederla al Ministero, non è anticostituzionale.
Le motivazioni
“Un provvedimento giudiziale di compressione delle azioni cautelari ed esecutive dei creditori sul patrimonio del debitore può essere giustificato solo da una concreta, attendibile e realistica prospettiva di risanamento dell’impresa. In questo caso, non pare sussistere, in quanto allo stato attuale AdI non ha una liquidità di cassa per acquistare materie prime e far sopravvivere la continuità aziendale diretta per un tempo idoneo a condurre le complesse trattative con un ceto creditorio variegato e multiforme” – si legge tra le motivazioni della sentenza – “Anche l’esperto incaricato per la composizione negoziata della crisi, Cesare Giuseppe Meroni, è netto nel ritenere l’assenza della susisstenza di concrete e ragionevoli prospettive di risanamento“.
I prossimi incontri
La posizione intransigente di Acciaierie d’Italia, al momento, blocca Invitalia ma anche l’azione del governo. L’Esecutivo avrebbe già pronte alcune misure che riguardano le aziende dell’indotto, ma Sace deve ancora ricevere le informazioni per attivare le garanzie sui crediti.
Intanto, però, oggi pomeriggio ci saranno degli incontri importanti a Palazzo Chigi. Se dalle 16.30, a Taranto, il sindacato Usb si riunirà in presidio sotto la Prefettura, a Roma il governo riceverà prima le imprese dell’indotto (ore 18) e poi i sindacati dei metalmeccanici (ore 19.15). Se i lavoratori sono giustamente preoccupati per il loro futuro occupazionale, altrettanto legittime sono le apprensioni delle aziende dell’indotto che ancora attendono di veder riconosciuti i crediti milionari accumulati dopo i mancati pagamenti da parte di Acciaierie d’Italia.