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Ex Ilva, 400 milioni per la ripartenza

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I sindacati: “Una buona base, ma serve anche un piano industriale con maggiori fondi”.

Un piano da 400 milioni di euro complessivi per la ripartenza degli impianti e della produzione dell’ex Ilva. A presentarlo ieri ai sindacati, nella sede di Confindustria, è stata Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, rappresentata non dai commissari ma dal dg Giuseppe Cavalli e dal responsabile delle risorse umane Claudio Picucci. “L’obiettivo è ripristinare le condizioni di normalità per gli impianti individuati, ma anche creare una gestione ordinata fondamentale perché l’azienda torni sicura per i lavoratori e attrattiva per i potenziali investitori“, spiega l’azienda.

Ex Ilva, il piano per la ripartenza

Il piano per la ripartenza degli impianti ex Ilva si articola in tre fasi: il cantiere; gestione ordinata di un altoforno; passaggio a due altoforni, sempre in gestione ordinata. Per ripristinare gli impianti, AdI ha individuato circa 400 milioni di euro, di cui l’80% sarà destinato allo stabilimento di Taranto, per un piano di produzione che partirà da 1,5 milioni di tonnellate all’anno e che dopo l’estate, con l’avvio del secondo altoforno, dovrebbe arrivare a quattro milioni di tonnellate. A Taranto sarà attivo anche un treno di laminazione a caldo, mentre il laminato a freddo andrà a Genova, con una produzione prevista dopo l’estate di 450mila tonnellate all’anno (a cui vanno aggiunte le 600mila tonnellate previste a Novi Ligure). Il piano prevede anche un’organizzazione snella ed efficiente e la gestione equilibrata e solidale della forza lavoro, anche tramite un programma specifico di miglioramento delle competenze e della professionalità dei lavoratori.

Cavalli: “Lavoratori al centro del piano”

Mettere in sicurezza gli impianti e mantenere attiva la produzione con il sostegno dei principali clienti e fornitori era per noi il passo preliminare” – ha spiegato Giuseppe Cavalli – “Ora è necessario coinvolgere i lavoratori, dando loro visibilità dei prossimi passi, rendendolo partecipi del piano di ripartenza e trasmettendo, a loro e alle loro famiglie, sicurezza e fiducia. Questo aspetto centrale potrà essere apprezzato dai potenziali acquirenti“.

Le reazioni dei sindacati 

Parzialmente soddisfatti, dopo l’incontro, i sindacati. “Finalmente si è fatto chiarezza, non è un piano industriale ma un piano di ripartenza. La questione è far ripartire gli impianti e dove destinare le risorse. Ci hanno mostrato delle slide, sito per sito, in cui si prevedono degli interventi” – ha spiegato Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia della Fiom-Cgil – “Il punto è la messa in funzione di un altro altoforno da qui a fine anno, noi abbiamo espresso le nostre perplessità anche perché non si è parlato del 2025 né della destinazione di altri soldi, il governo deve chiarirlo. Abbiamo sottolineato il tema, importante, della salute e della sicurezza“.
Il piano è un primo passo per riportare al riavvio un gigante che dovrà essere messo nelle condizioni di essere ceduto” – il commento di Valerio D’Alò, segretario nazionale della Fim-Cisl – “Sono tanti gli investimenti, con 280 milioni solo su Taranto è l’orizzonte in cui ci aspettavamo di discutere oggi“.
Il piano è una base di discussione per riavviare il confronto a livello aziendale, riteniamo che possa essere ulteriormente migliorato se l’amministrazione straordinaria riceverà adeguate risorse economiche oltre ai 620 milioni già previsti, per effettuare un volume di investimenti superiore a quello quantificato oggi provvisoriamente” – il commento di Guglielmo Gambardella, segretario nazionale Uilm – “Abbiamo chiesto di prevedere nel piano di ripartenza che tutti gli impianti possano essere nel tempo manutenuti e riavviati, compreso l’Afo 5. Tutto questo in attesa di conoscere il vero piano industriale“.