Nuove accuse alla passata gestione di Acciaierie d’Italia, dopo il caso dei picchi di benzene e la presunta truffa ai danni dello Stato sulle quote di CO2. Chi sono gli indagati.
Ancora ombre sulla passata gestione dell’ex Ilva di Taranto. Lucia Morselli, ex amministratrice delegata di Acciaierie d’Italia, è indagata dalla Procura di Taranto insieme ad altre otto persone con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata all’inquinamento, al disastro ambientale e alla truffa ai danni dello Stato.
L’inchiesta riguarda la passata gestione dell’impianto siderurgico, dal 2018 fino allo scorso febbraio, quando il governo ha sottoposto Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria. In quel periodo, l’azienda era composta da ArcelorMittal come socio di maggioranza al 62% e dallo Stato italiano, tramite Invitalia, come socio di minoranza. Gli altri indagati sono Carlo Kruger (segretario di Lucia Morselli), Francesco Alterio, Adolfo Buffo e Paolo Fietta (dirigenti di AdI), Vincenzo Dimastromatteo e Alessandro Labile (ex direttori dello stabilimento), Antonio Mura (procuratore di AdI con funzioni di direttore finanze, tesoreria e dogane) e Felice Sassi (dipendente).
Secondo l’accusa, gli indagati nel corso dell’anno avrebbero causato danni all’ambiente, alla salute e anche alle casse dello Stato. Nuove accuse che vanno ad aggiungersi a quelle, già contestate, sui picchi di benzene e sulla presunta truffa ai danni dello Stato sulle quote di CO2. Per la Procura, ci sarebbero state omissioni sulla manutenzione di tubazioni della rete di distribuzione del gas-coke presenti nei reparti Cokeria e sottoprodotti dell’ex Ilva. Quelle omissioni avrebbero generato un peggioramento significativo della qualità dell’aria a Taranto, determinando un aumento delle concentrazioni medie annuali, mensili e giornaliere di benzene, come riscontrato dalle centraline di monitoraggio interne ed esterne all’impianto.