L’associazione di cittadini di Taranto è stata la protagonista del ricorso che ha portato fino alla pronuncia storica della Corte di Giustizia Ue. Anni di dolore, sacrifici e lotte vengono finalmente ripagati: le reazioni dei protagonisti.
Una sentenza storica, quella della Corte di Giustizia dell’Unione europea sull’ex Ilva di Taranto. Non solo perché riconosce giuridicamente l’impatto ambientale e sulla salute dei cittadini, ma anche perché fornisce un vincolo che potrà valere in tutti Paesi dell’Unione, affinché non ci siano altri casi simili. La possibilità di interrompere l’attività nell’impianto siderurgico, in caso di rischio ambientale o sanitario, è la vittoria dell’associazione Genitori Tarantini, che per prima aveva fatto ricorso presso il Tribunale di Milano. Ricorso che poi ha portato alla pronuncia della Corte lussemburghese. Anni di dolore, sacrifici e lotte vengono finalmente ripagati, come spiegano i diretti protagonisti, firmatari dell’azione inibitoria.
“Grande soddisfazione durante la lettura di questa sentenza. Abbiamo pensato ai bambini che non ci sono più e a quelli che ancora soffrono, ai loro genitori, agli operai e a tutti gli adulti che sono morti. Tutte morti che potevano essere evitate da anni, se la politica avesse avuto la coscienza e il coraggio di chiudere un’acciaieria così inquinante” – ha spiegato Massimo Castellana, portavoce dell’Associazione Genitori Tarantini – “Stiamo provando una felicità immensa, è un passo importantissimo, ora sarà il Tribunale di Milano a dover seguire le indicazioni della sentenza della Corte di Giustizia Ue. Possiamo dire che la giustizia forse ritorna ad affacciarsi anche a Taranto“.
“In questi anni è stato faticoso combattere contro tutto: noi eravamo disarmati, loro invece avevano i decreti salva-Ilva, o ammazza-tarantini. Non tenevano conto del rischio sanitario a cui eravamo esposti tutti, compresi i bambini” – il commento di Cinzia Zaninelli, presidente dell’Associazione Genitori Tarantini – “Sono stati disumani, attenti solo all’interesse economico e pensavano di farla ancora franca per tanto tempo. E invece no, hanno tirato troppo la corda, superando l’etica e ogni forma di giustizia morale. Finalmente possiamo sperare in un futuro migliore, tutto questo grazie ai nostri avvocati e al coraggio dei nostri compagni di viaggio, che hanno firmato l’inibitoria e in particolare al bambino Andrea. Grazie anche a tutti coloro che ci hanno affiancato“.
“Siamo contenti di questa sentenza, dopo tanti anni di dolore amplificato anche da certe dichiarazioni. Siamo felici del lavoro dei nostri legali e di come sono andate le cose” – ha spiegato invece Salvatore Magnotta, tra i firmatari dell’azione inibitoria – “Finalmente vediamo la luce, come ha detto un celebre artista conterraneo, siamo fuori dal tunnel“.
“Siamo increduli e felici, dopo tanti anni di lotta abbiamo ottenuto un risultato che profuma di giustizia, quella vera. Se tutto andrà come speriamo, finalmente la nostra meravigliosa Taranto potrà iniziare a immaginare e progettare il futuro che merita” – il commento di Emilia Albano – “Non più spazio per il dolore e per le malattie causate dal mostro, non più figli costretti ad andare via perché non ci sono alternative. Taranto potrà tornare finalmente ad essere una normale città italiana, non un territorio da sacrificare. Abbiamo lottato per anni per ottenere dei diritti che ci spettavano e forse finalmente ce l’abbiamo fatta. Taranto libera!“.