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Ex Ilva, verso il ‘divorzio consensuale’. Ma ArcelorMittal investe 1,8 miliardi in Francia

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Per l’uscita ‘morbida’, il gruppo franco-indiano, socio privato di Invitalia, potrebbe richiedere un indennizzo più basso del previsto, ma comunque non inferiore ai 250 milioni di euro. Domani un’imponente manifestazione a Taranto.

Ex Ilva, il governo procede spedito verso il ‘divorzio consensuale‘ tra Invitalia (socio pubblico di Acciaierie d’Italia) e ArcelorMittal (socio privato). L’obiettivo di entrambe le parti è quello di evitare lunghi contenziosi legali e soprattutto l’amministrazione straordinaria. Per questo motivo, riporta il Corriere della Sera, il gruppo siderurgico franco-indiano potrebbe accontentarsi di un indennizzo dal valore più basso del previsto: circa 250-300 milioni di euro, il 30-40% in meno del valore contabile (420 milioni) della società al momento dell’ingresso di Invitalia nel 2020. Ma occorre fare presto.

ArcelorMittal e l’indennizzo ridotto

Con il ‘divorzio consensuale’, Invitalia vedrebbe salire la propria quota dal 38 al 60%, con la conversione del prestito obbligazionario da 680 milioni di un anno fa. ArcelorMittal sarebbe disposta a ricevere un indennizzo ridotto, a patto che arrivi il prima possibile. I 250-300 milioni che Invitalia dovrà corrispondere devono essere sbloccati dal Ministero dell’Economia. Anche se l’intenzione del governo è di sbloccarli, probabilmente questo non accadrà nell’immediato.

Tanto lavoro e poco tempo

I tempi sono strettissimi: per venire incontro alle richieste dei sindacati, il governo ha fissato una scadenza molto breve per la trattativa. Si tratta del 17 gennaio, anche se verosimilmente si andrà avanti ancora per qualche giorno. Oltre a sbloccare i 320 milioni per le materie prime e per far ripartire la produzione, il governo dovrà anche trovare un nuovo partner industriale (sempre secondo il Corriere, salgono le quotazioni di Arvedi) e sostituire l’attuale ad di Acciaierie d’Italia, Lucia Morselli.

ArcelorMittal investe in Francia

Intanto, ArcelorMittal, dopo l’uscita dall’ex Ilva e dall’Italia, è già pronta a investire in Francia. Bruno Le Maire, ministro transalpino dell’Economia, ha annunciato che il colosso siderurgico investirà 1,8 miliardi di euro nella decarbonizzazione dell’acciaieria di Dunkerque. Lo Stato francese sosterrà quell’investimento fino ad un massimo di 850 milioni. La notizia ha accentuato la rabbia e l’indignazione verso il colosso siderurgico franco-indiano, anche se il Corriere della Sera ricorda che si tratta di un’intesa simile al ‘memorandum of understanding’ firmato da ArcelorMittal e Raffaele Fitto. Anche se con cifre diverse: l’intesa, poi bocciata da Invitalia e dal ministro Adolfo Urso, prevedeva investimenti da ben 4,62 miliardi, di cui 2,27 provenienti da fondi pubblici.

Nuova manifestazione a Taranto

Intanto, a Taranto ci sarà un’imponente manifestazione di cittadini, associazioni e sindacati: appuntamento martedì 16 gennaio, alle ore 17.30, in piazza Maria Immacolata.
Tantissimi i comitati, le associazioni e i sindacati che hanno lanciato o aderito alla manifestazione: si tratta di Anta Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente, Associazione Apulia International, Associazione Contaminazioni, Associazione Genitori tarantini, Associazione culturale Gruppo Taranto, Associazione Itaca, Associazione Le Stelle di Lorenzo, Associazione LiberiAmo Taranto, Associazione Lovely Taranto, Associazione Nobilissima Taranto, Associazione Noi, Associazione Progentes, Associazione SiAmo Taranto, Comitato 16 Novembre, Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti – ets, Comitato Donne e Futuro per Taranto Libera. E ancora: Comitato per il Parco Regionale del Mar Piccolo, Comitato per la Qualità della Vita, Comitato Quartiere Tamburi, Comitato TarantoLider, Cooperativa Mitilicoltori Tarantini, Sindacato di classe LMO (Lavoratori Metalmeccanici Organizzati), Sos Cittadino.it, Gruppo Anche questa è Taranto, Gruppo Taranto Fuori dal Web e Peacelink.
Negli ultimi tempi il dibattito ha tenuto conto solo della volontà di salvare la produzione, dimenticando la necessità di tutelare il territorio e la salute di cittadini e lavoratori, che ancora oggi lavorano su impianti sotto sequestro. Parlano solo politici, sindacalisti, industriali, ma i loro interessi non sono quelli della città” – spiegano gli organizzatori – “Vogliamo riportare al centro del dibattito il cittadino e il territorio, partendo dalle loro richieste e necessità. Chiediamo al governo risorse per provvedimenti urgenti e immediati per bonificare il territorio, tutelare salute e benessere e avviare una economia alternativa che crei da subito sviluppo sostenibile e nuova occupazione per i giovani e per chi perde il lavoro“.