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Ex Ilva, diffida al MASE per lo stop alla produzione

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A presentare l’atto le associazioni Genitori tarantini e Peacelink, insieme all’ex europarlamentare Rosa D’Amato. 

Ex Ilva, arriva una diffida al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica per chiedere lo stop alla produzione dell’impianto di Taranto. L’atto è stato presentato dalle associazioni Genitori Tarantini e Peacelink e da Rosa D’Amato, ex europarlamentare, ed è rivolto non solo al ministro Gilberto Pichetto, ma anche alla Direzione valutazioni ambientali del MASE.

Nell’atto di diffida, in merito all’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) sull’impianto, sono stati sollevati profili di legittimità, fra cui il mancato svolgimento delle valutazioni di impatto sanitario. La diffida presentata al MASE ricorda anche la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea dello scorso 25 giugno, che ha stabilito come, in caso di rischio per l’ambiente e per la salute dei cittadini, impianti come quello di Taranto vanno immediatamente fermati.

Sono scientificamente noti i gravi danni per la salute dei residenti, come attestato dal Rapporto di Valutazione del Danno Sanitario (VDS) ai sensi del Decreto Direttoriale MATTM n. 188 del 27 maggio 2019 (Rapporto complessivo anno 2021), che definisce quale rischio non accettabile la produzione attualmente autorizzata” – si legge nell’atto di diffida – “Ai fini della valutazione dell’accattabilità del rischio, è stata adottata la stima dell’Incremental Lifetime Cumulative Risk (ILCR) per tumore ai polmoni associato all’esposizion a PM2,5 e PM10, in relazione allo scenario attualmente autorizzato. I risultati mostrano rischi superiori alla soglia di accettabilità nel quartiere Tamburi, prossimo allo stabilimento siderurgico“.

La diffida ricorda anche come la Valutazione del Danno Sanitario del 2023 ha confermato i livelli di inquinamento degli anni precedenti e quindi il rischio è rimasto immutato, ma anche che i dati Arpa hanno indiato una crescita del benzene e delle polveri sottili nel periodo 2022-2023. In pratica, nonostante la produzione fosse metà di quella organizzata, il rischio sanitario è tendenzialmente aumentato.

Non tutte le sostanze sono state considerate in relazione alla salute, tenendo conto anche di quella mentale (memoria, attenzione, comportamento, socialità), in particolare dei più fragili, compresi bambini e anziani” – si legge ancora nell’atto di diffida – “Tutto ciò avviene in aree esposte da tempo a impatti sanitari inaccettabili e con una popolazione già pesantemente gravata da effetti pregressi che dovrebbero imporre urgentemente provvedimenti di salute pubblica atte a garantire, in particolare nel quartiere Tamburi, la migliore qualità dell’aria per tendere al recupero delle più favorevoli condizioni di salute pubblica e pertanto a rimuovere gli ostacoli che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini“.

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