Le aziende dell’indotto non sono ancora state interpellate dai tre commissari straordinari: arriva un ultimatum.
Situazione molto complessa per l’ex Ilva di Taranto. Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, continua a parlare in toni trionfalistici ma il caso resta spinoso, in primis per il disperato grido d’aiuto delle aziende dell’indotto, che recriminano di non essere state ancora interpellate dal governo.
Urso: “Clima nuovo, strada giusta”
“Ho visitato personalmente gli impianti dell’ex Ilva insieme ai commissari straordinari. Intendiamo rilanciare Taranto, Genova, Novi Ligure, Racconigi e Gattinara, individuando nuovi attori industriali. C’è un clima nuovo, molto positivo, con piena consapevolezza dei problemi ma anche determinazione a trovare soluzioni. La strada è quella giusta” – ha spiegato negli ultimi giorni Adolfo Urso – “Siamo riusciti a riprendere in mano il destino dell’acciaio in Italia, possiamo vincere la sfida: abbiamo intenzione di rilanciare il sito produttivo e poi di consegnarlo a investitori che intendono davvero investire nella siderurgia italiana, nella piena consapevolezza che la filiera del futuro, quella a tecnologia green, passa dal Mediterraneo e che il Paese ideale in cui investire è l’Italia. Stiamo disegnando un grande futuro industriale per il nostro Paese“.
Giuseppe Cavalli nuovo dg
Adolfo Urso, dopo aver nominato i commissari straordinari per Acciaierie d’Italia, ha visitato tutti gli impianti siderurgici dell’ex Ilva e non solo quello di Taranto. Intanto, i commissari nominati da Urso (Giancarlo Quaranta, Giovanni Fiori e Davide Tabarelli) a loro volta hanno nominato il nuovo direttore generale di AdI: si tratta di Giuseppe Cavalli, manager bresciano che è stato dg di Indesit, ad e dg di Alfa Acciai e presidente di Acciaierie di Sicilia.
Inquinamento, indagati Morselli e Labile
Dietro i proclami di Urso, però, c’è una realtà più complessa e delicata. I problemi di Acciaierie d’Italia restano reali, e non riguardano solo l’azienda costituita in partnership pubblico-privata tra Invitalia e ArcelorMittal.
L’inchiesta del Tribunale di Taranto, che sta cercando di vederci chiaro dietro l’aumento dei livelli di inquinanti (a fronte di una riduzione della produzione industriale) negli ultimi anni, è un atto dovuto che dimostra come l’inquinamento non si sia mai fermato, ma è anche un’altra tegola sulla ripartenza dell’impianto. Due gli indagati: l’ormai ex ad di AdI, Lucia Morselli, e l’ex direttore dello stabilimento (da agosto 2022 a maggio 2023), Alessandro Labile. L’accusa nei loro confronti è di inquinamento ambientale e rimozione dolosa delle cautele contro gli infortuni sul lavoro.
L’appello di Aigi
Il vero problema, ora, riguarda però le aziende dell’indotto che vantano crediti da alcune centinaia di milioni nei confronti di Acciaierie d’Italia. L’80% di queste aziende è associato in Aigi (Associazione Indotto AdI e General Industries), che recrimina ancora una volta di non essere stata minimamente considerata dal governo. “Il ministro Urso dice che c’è un clima nuovo e che siamo sulla strada giusta, ma probabilmente quella strada non si incrocia con quella delle aziende dell’indotto. Siamo ancora in attesa della convocazione di un tavolo tecnico con il governo” – ha spiegato Fabio Greco, presidente di Aigi – “Non abbiamo notizie al riguardo, non sono state nemmeno adottate misure che possano congelare tutti gli adempimenti utili al fine della certificazione della regolarità fiscale e contributiva. Solo questo potrebbe consentire alle imprese di partecipare a gare d’appalto per iiziare una diversificazione aziendale. Le aziende non sono nelle condizioni di poter rispettare le scadenze, compromettendo irrimediabilmente il loro futuro“.
L’ultimatum
Da parte delle aziende dell’indotto, c’è grande attesa per il vertice ministeriale tra il Mimit e i tecnici di Sace, previsto nelle prossime ore. Aigi attende un confronto con i tre commissari di AdI in amministrazione straordinaria. “Ci auspichiamo la convocazione di questo tanto atteso tavolo entro venerdì prossimo. Se ciò non avverrà, prenderemo atto che sarà venuta a mancare ogni forma di interlocuzione istituzionale“, il monito di Greco.