L’affondo di Michele Emiliano: “La riattivazione dell’Afo 1 mai concordata con Regione Puglia o Comune di Taranto”.
“La fase della manifestazione di interesse si è conclusa il 20 settembre, ora siamo nella fase delle informazioni, attraverso la data room, alle 15 aziende nazionali e internazionali interessate, tre delle quali per l’intero asset produttivo, tra i più grandi player internazionali“. Così Adolfo Urso, ieri pomeriggio a Taranto, in occasione della cerimonia per la ripartenza dell’altoforno Afo 1 dell’ex Ilva. All’interno dell’impianto, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, accompagnato dai commissari di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, Giancarlo Quaranta, Giovanni Fiori e Davide Tabarelli. All’esterno, associazioni e comitati di cittadini, ma anche rappresentanze sindacali, in protesta contro la visita del ministro e la riaccensione di un altoforno risalente a oltre mezzo secolo fa e che nelle prossime settimane verrà spento per delle necessarie manutenzioni in una delle sue componenti più delicate.
Urso: “Fase decisiva”
“Siamo in una fase decisiva, in cui i player presenteranno i piani industriale, produttivo e occupazionale, che abbiano l’obiettivo della decarbonizzazione degli impianti. A garanzia del percorso non ci sarà solo il governo che, tramite i commissari, sarà molto attento al rispetto delle condizioni contrattualmente prescitte, ma anche l’esercizio, tramite l’utilizzo della golden power, dei diritti che lo Stato oggi ha nel porre prescrizioni vincolanti non solo contrattualmente” – ha provato a rassicurare Adolfo Urso – “Questo è un segnala significativo all’industria italiana, che ha bisogno dell’acciaio degli stabilimenti ex Ilva, ma anche un segnale per l’Europa, che vede finalmente l’industria italiana pronta a mantenere la propria leadership. Era assolutamente necessario riattivare l’Afo 1, mi stupisco che qualcuno si stupisca: evidentemente non ha mai letto i documenti, non ha mai partecipato alle riunioni o quando partecipava era assente, perché sin dalla prima riunione abbiamo tracciato il percorso per raggiungere questo obiettivo. Per ottenere il prestito-ponte dalla Commissione Ue, i commissari straordinari hanno dovuto dimostrare che era restituibile nei tempi prefissati e con gli interessi. Per farlo, dovevano dimostrare che gli impianti erano attivi, altrimenti non saremmo stati autorizzati. Lo sapevano tutti e tutti hanno condiviso questo percorso“.
Urso: “Transizione necessaria, vigileremo”
L’altoforno 1 dell’ex Ilva, fermo da agosto 2023 per manutenzione, ora che è tornato attivo va ad affiancare l’altoforno 4, l’unico rimasto in marcia dal gennaio scorso. Tuttavia, nei primi mesi del 2025 sarà fermato per una nuova manutenzione e sostituito con la riattivazione dell’altoforno 2. Un periodo di transizione in attesa della realizzazione di due altiforni elettrici previsti dal piano industriale. “Entro fine novembre, coloro che vogliono acquisire gli impianti dovranno farsi avanti, poi i commissari analizzeranno le proposte e, verosimilmente, entro febbraio 2025 potranno assegnare gli asset” – ha spiegato Adolfo Urso – “L’esperienza di Acciaierie d’Italia di questi ultimi cinque anni non è proprio edificante, perché il governo di allora volle la partecipazione di Invitalia, con una quota significativa del 38% e risultati noti a tutti. Il fatto che lo Stato partecipi non è garanzia di successo, anzi, ma noi vigileremo su tutto. Il mio dicastero eserciterà il golden power per blindare il processo di vendita dell’ex Ilva su tutti i piani. La politica di questo governo è quella di indicare la strada e garantire cittadini e lavoratori“.
Le proteste
Le parole di Adolfo Urso arrivano in risposta alle proteste che nella giornata di ieri avevano avuto luogo all’esterno dello stabilimento siderurgico di Taranto. Associazioni ambientaliste e di cittadini, come Peacelink o Genitori Tarantini, avevano criticato il ministro e organizzato anche un sit-in per consegnargli un simbolico ‘foglio di via’. Mentre la Fiom-Cgil aveva ribadito la necessità della presenza dello Stato nel capitale di Acciaierie d’Italia. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, tuttavia, è stato criticato anche da importanti esponenti istituzionali. Come il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, che aveva annunciato di non presenziare alla cerimonia “per rispetto verso le sofferenze della comunità e con l’intento di non ingegnerare confusione nell’opinione pubblica sugli sforzi istituzionale che ci vedono esclusivamente nella direzione di una riconversione radicale del ciclo produttivo“. O come Michele Emiliano.
Emiliano: “Ripartenza Afo 1 non concordata con noi”
“Non è vero che la ripartenza dell’Afo 1 sia stata concordata con Comune di Taranto e Regione. Tutti ci aspettavamo l’inizio dei lavori per la costruzione dei forni elettrici per abbattere le emissioni nocive del 95% e di CO2 del 50%. Il governo invece ha definanziato la costruzione dei forni elettrici a Dri previsti dal Pnrr” – l’affondo del presidente della Regione Puglia – “Avevamo sempre sconsigliato la riattivazione dei forni a carbone per evitare infrazioni europee già segnalate dalla Corte di Giustizia e la possibile riattivazione di fonti inquinanenti che avrebbero potuto determinare altri reati. Lo avevo ribadito personalmente anche ai commissari nominati dal governo nel corso dell’audizione presso il Consiglio regionale della Puglia, e anche a loro avevamo sconsigliato la strada intrapresa oggi“.
Da oggi il riesame dell’Aia
Intanto, però, da oggi parte l’istruttoria per il riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) dell’ex Ilva di Taranto. C’è un nuovo gruppo istruttore costituito dal MASE, di cui fanno parte Loretta De Giorgi, Elisabetta Rosi, Claudia Cafaro, Benedetta Salvati, Monica Bevere in rappresentanza della Regione Puglia, Aniello Polignano per la Provincia di Taranto, Sabrina Imperio per il Comune di Taranto e Mauro De Molfetta per il Comune di Statte.
Il gruppo dovrà riesaminare e rinnovare l’Aia del 4 agosto 2011, dopo che una richiesta era stata presentata a febbraio 2023 (durante la gestione ArcelorMittal con Lucia Morselli ad) ma è rimasta in sospeso fino a oggi. I commissari nominati dal governo hanno ritirato i ricorsi al Tar presentati dalla passata gestione e a giugno era stata presentata la Valutazione di impatto sanitario post operam, che ArcelorMittal non aveva voluto effettuare. Secondo AdI in amministrazione straordinaria, la Vis evidenzierebbe che gli interventi effettuati hanno riportato il rischio ad un “livello ampiamente accettabile“, senza superamenti dei limiti di legge per vari inquinanti (PM10, PM2.5, benzoapirene, benzene e metalli pesanti).