Le direttive sono state approvate, ma con obiettivi meno ambiziosi rispetto alla versione originale.
La plenaria del Parlamento europeo ha approvato la direttiva sulle case green, che ha come obiettivo le zero emissioni entro il 2050 per tutto il parco immobiliare dell’Unione europea. Dopo lunghe trattative e modifiche in corsa, la direttiva è stata approvata con 370 voti a favore, 199 contrari e 46 astenuti.
Rispetto alla versione originale, la direttiva approvata a Strasburgo presenta obiettivi meno ambiziosi: la riduzione delle emissioni degli edifici è prevista con maggior progressione e con tappe intermedie al 2030 e al 2035, mentre lo stop alle caldaie a gas è stato spostato dal 2035 al 2040 e non ci sarà alcun obbligo di installare pannelli fotovoltaici sugli edifici privati. Restano però alcune criticità, specialmente per quanto riguarda l’Italia che ha edifici molto datati e per gran parte in classi energetiche basse. Il 43% degli immobili meno efficienti, circa 5 milioni di edifici, dovrà essere riqualificato e per gli incentivi fiscali non sono previsti aiuti comunitari.
Anche per questo, non sono mancati momenti di tensione al momento dell’approvazione: l’europarlamentare leghista Angelo Ciocca, non nuovo a proteste provocatorie e pittoresche, ha protestato utilizzando un fischietto da arbitro ed è stato allontanato dall’Aula dalla presidente di turno.
La stretta sulle emissioni approvata dal Parlamento europeo non riguarda però solo la direttiva case green. Con 393 voti a favore, 173 contrari e 49 astenuti, è stata approvata anche la revisione della direttiva sulle emissioni industriali, che riguarda anche gli allevamenti intensivi di bestiame, capaci di produrre ossido di azoto, ammoniaca, mercurio, metano e biossido di carbonio. Nello specifico, vengono stabiliti gli impianti coperti dalla direttiva: i grandi allevamenti vengono definiti per numero di unità di bestiame, a seconda della tipologia degli animali. Al momento, però, dalle norme sono stati esclusi gli allevamenti di bovini, contrariamente a quanto proposto inizialmente dalla Commissione europea. L’inclusione di questo tipo di bestiame sarà valutata solo in un secondo momento e non prima del 2026.
La direttiva sulle emissioni industriali, oltre agli allevamenti intensivi, prevede anche una nuova stretta sulle miniere e sulla produzione di batterie.