Home Attualità Vulcanologi e Cai contro la creazione del terzo polo sciistico sull’Etna

Vulcanologi e Cai contro la creazione del terzo polo sciistico sull’Etna

Vulcanologi ed esperti del Club Alpino Italiano (Cai) contro la proposta della Regione e del sindaco di Bronte, Pino Firrarello, di creare un “terzo polo sciistico” sull’Etna.

“È scioccante apprendere che il Presidente della Regione Sicilia Musumeci ha dato credito a questo ‘terzo polo’ – afferma Boris Behncke, il vulcanologo dell’Ingv – si tratta di un concetto totalmente obsoleto, la cui realizzazione minaccerebbe di distruggere quella che è la zona più genuina e più incontaminata ancora esistente sull’Etna”.

Per Behncke, “un terzo polo sarebbe un’idiozia senza confronti, uno scempio in una zona già vittima di tante violenze commesse dai propri abitanti, e sarebbe condannato a morire anche perché il turismo di massa non andrebbe mai così lontano. Godiamoci quel poco di natura che ancora resta sull’Etna, soprattutto nel lontano versante nord-occidentale”.

I turisti – tuona il vulcanologo dell’Invg – cercheranno i luoghi segreti, gli ambienti intatti, il contatto diretto con questa terra e con la sua gente e le loro vite e tradizioni”.

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Deciso a stroncare la proposta della Regione è anche il Club Alpino Italiano.

Per Giuseppe Riggio, consigliere del Club, “la minaccia sembra strettamente collegata alla maggiore disponibilità di fondi pubblici resa possibile dai progetti di rilancio post Covid. Non appena intraviste nuove possibilità di finanziamento gli enti locali siciliani stanno semplicemente riesumando vecchie idee che sembravano definitivamente archiviate, anziché immaginare nuove iniziative per lo sviluppo al passo con i tempi. Per l’Etna terzo polo sciistico sul versante nord-occidentale, per i Nebrodi il rifacimento delle vecchie trazzere per renderne più agevole la percorrenza in automobile e per le Madonie un eliporto da realizzare a fianco di Piano Battaglia”.

Come ricorda Riggio, la creazione di un terzo polo sopra Bronte risale agli anni in cui nacque il Parco (1985). Idea che poi fu ripresa nel 2003-2004.

Quello che propone la Regione ed il Sindaco Firrarello, spiega ancora Riggio “è costruire nuovi impianti di risalita sul versante nord orientale con piste che nella proposta di 17 anni fa sembravano dover raggiungere Punta Luci’a e che nella versione attuale sembrerebbero dover traversare l’intero versante settentrionale di uno dei vulcani più attivi al mondo sino ai Fratelli Pii, intorno a 2600 metri di quota. Tutta l’area al di sopra di Monte Scavo verrebbe sbancata per realizzare non solo la seggiovia, ma anche le indispensabili opere di servizio. In più dovrebbero essere edificate anche delle strutture ricettive in quota”.

“Un progetto fuori dal tempo – prosegue – dal momento che l’industria dello sci entrerà in una
fase di declino, soprattutto in un contesto climatico come il nostro nel quale, per esempio, negli ultimi due anni sull’Etna non c’è stata praticamente neve sciabile, se non a fine stagione con fenomeni meteorologici giunti ampiamente fuori tempo massimo”.

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“Appare paradossale – si legge in un documento approfondito messo appunto dal Cai – che proprio mentre il Governo nazionale prova a imprimere una svolta ‘verde’ alla nostra economia, la Regione Sicilia sembri voler sostenere modelli di sviluppo che puntano a consumare ulteriore suolo, invece di recuperare le innumerevoli opere pubbliche indegnamente abbandonate o sotto-utilizzate. Invece di aprire strade e stendere funi di acciaio su paesaggi bellissimi, il Cai propone di sistemare e rendere gestibili i rifugi già esistenti, creando subito posti di lavoro, come la Casermetta
di Monte Spagnolo di proprietà del Comune di Randazzo e i rifugi forestali di Monte La Nave e di Monte Scavo”.

Ma non è tutto, il Club Alpino Italiano chiede anche di far istituire al Parco dei servizi navetta per
l’escursionismo a piedi e in bici e di promuovere i trekking di lunga percorrenza, come il Sentiero Italia che portano turismo “pulito e duraturo”.