L’eruzione di domenica 4 agosto sta volgendo al termine, ma i disagi e i danni rimangono.
Non solo i soliti disagi all’aeroporto di Fontanarossa in seguito ad una nuova eruzione dell’Etna, come l’abbondante caduta di cenere che ha causato ritardi e cancellazioni di voli. Su Catania e su tutta la sua provincia, infatti, l’ennesimo parossismo del vulcano ha causato anche qualche danno, per via della caduta di sassi lavici.
La nube eruttiva, con la ripresa dell’attività nella notte tra sabato 3 e domenica 4 agosto, aveva raggiunto un’altezza di circa 10 km e si era dispersa verso Est e Sud-Est. La maggior parte del materiale piroclastico è caduta su centri come Fleri, Fornazzo, Santa Venerina, Stazzo, San Giovanni La Punta e Aci Castello. Dal Cratere Voragine, segnala l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), si è attivata una colata il cui fronte si è attestato a una quota di circa 3.000 metri. Un’altra colata, seppur di minore intensità, è stata rilevata tra il cratere di Nord-Est e quello della Voragine, dove l’attività esplosiva si è protratta a lungo.
La situazione resta costantemente monitorata, anche perché l’attività vulcanica dell’Etna va ormai avanti, costantemente, da mesi. Raramente, però, erano stati segnalati danni causati dalla fitta caduta di sassi lavici. In alcuni casi, addirittura, 15 kg di pietre per metro quadrato.