Etichettatura. Non solo su pasta, passate di pomodoro, miele, pesce: l‘indicazione di origine delle materie si estenderà a tutti i cibi confezionati.
Lo prevede un emendamento votato al Senato durante la conversione in legge del Dl Semplificazioni che consentirà di estendere a salumi (con quali cosce di maiale si fanno i prosciutti?) carni trasformate (come gli hamburger) marmellate, succhi di frutta (da dove provengono le – poche – arance usate per la Fanta?) la provenienza geografica della materia prima impiegata è sicuramente un informazione preziosa per il consumatore. Basta vedere quello che è successo con l’introduzione dell’obbligo di origine per il grano nella pasta: come ha testimoniato un recente test del Salvagente i produttori, sulla spinta dei consumatori che chiedevano di non mangiare più grano canadese trattato con il glifosato in pre-raccolto, hanno letteralmente azzerato le importazione dal Canada e Stati Uniti.
Ecco dove già è obbligatoria e quali, tra gli altri, alimenti avranno l’indicazione di origine:
Cibi con l’indicazione origine E quelli a cui si estenderà
Carne di pollo e di suino Salumi
Carne bovina Carne di coniglio
Frutta e verdura fresche Carne trasformata (Hamburger)
Uova Marmellate, succhi di frutta
Miele Fagioli, piselli in scatola, ecc..
Olio Extravergine di oliva Pane (compreso il precotto)
Pesce Frutta secca
Derivati del pomodoro e sughi pronti
Latte/Formaggi
Pasta
Riso
Tartufi e Funghi spontanei
Fonte: elaborazione su dati Coldiretti
Coldiretti: “Fine contenzioso con la Ue”
La norma – spiega in una nota la Coldiretti – consente di adeguare ed estendere a tutti i prodotti alimentari l’etichettatura obbligatoria del luogo di provenienza geografica degli alimenti ponendo fine ad un lungo e faticoso contenzioso aperto con l’Unione europea oltre 15 anni fa. In particolare – precisa la Coldiretti – si individuano disposizioni nazionali autorizzate nell’ambito di una consultazione con la Commissione sulla base del Regolamento quadro sull’etichettatura n. 1169 del 2011, in ragione della protezione della salute pubblica e dei consumatori, della prevenzione delle frodi e della protezione dei diritti di proprietà industriale e di repressione della concorrenza sleale. Sono previste sanzioni in caso di mancato rispetto delle norme che vanno da 2mila a 16mila euro, salvo che il fatto non costituisca reato di frode penalmente rilevante.
Filiera Italia: “Ora stessa trasparenza per cibi che arrivano dall’estero”
“Le eccellenze del made in Italy non temono la trasparenza anzi la considerano un valore aggiunto competitivo” Così Luigi Scordamaglia, numero uno di Filiera Italia la nuova associazione che rappresenta il meglio del settore agroalimentare del made in Italy – oltre 50 marchi distintivi dell’italianità insieme all’eccellenza agricola rappresentata da Coldiretti – commenta la norma contenuta nel decreto legge Semplificazioni di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti. E proseguono da Filiera Italia “Una scelta a favore del consumatore – recenti ricerche hanno fatto emergere l’esigenza da parte di chi acquista di avere informazioni sempre più precise e dettagliate sui prodotti che porta in tavola – che aumenta la sua consapevolezza e lo rende edotto degli altissimi standard di qualità espressi dai prodotti della filiera agroalimentare italiana”. “Ora la sfida successiva– conclude Scordamaglia – sarà quella di armonizzare le regole e chiedere la stessa trasparenza anche per i prodotti che arrivano dall’estero sui nostri scaffali
Le nuove regole europee scattano ad aprile 2020
Il nuovo provvedimento tuttavia è atteso alla “sfida” lanciata dalla Ue sulla nuova etichettatura d’origine che entrerà in vigore nell’aprile 2020: riuscirà a reggere l’urto? Cosa prevederà la normativa di derivazione comunitaria?
Il regolamento esecutivo (che richiama l’attuazione dell’articolo 26 del Regolamento 1169/2011) prevede che i produttori saranno obbligati a fornire in etichetta le informazioni sull’origine, solo quando il luogo di provenienza dell’alimento è indicato – o anche semplicemente evocato – in etichetta e non è lo stesso di quello del suo ingrediente primario. Ad esempio: se un pacco di pasta lavorata in Italia riporta il tricolore dovrà indicare se l’origine del grano è estera, se cioè “l’ingrediente prevalente” proviene da altro paese. Così come un salume dovrà specificare l’origine della carne suina proviene dalla Germania o dalla Polonia e sulla confezione si fa riferimento con “segni, simboli” all’italianità del prodotto. Di sicuro un passo indietro per le normative italiane appena approvate su pasta, riso, latte (come prodotto e come ingrediente) e prodotti del pomodoro: oggi ad esempio su una confezione di spaghetti è sempre obbligatorio inserire l’indicazione della provenienza del grano, a prescindere se sul campo visuale principale dell’etichetta venga o meno indicato o evocato un paese.
Ingrediente prevalente: contenziosi all’orizzonte tra Roma e Bruxelles?
I decreti sull’origine (quello sulla pasta, latte, riso, derivati del pomodoro, sia le disposizioni introdotte nel dl Semplificazioni) si applicano solo ai prodotti confezionati in Italia e destinati al mercato italiano. E’ probabile che, per obblighi di armonizzazione normativa comunitaria, le future regole europee sull’ingrediente prevalente, facciano sorgere molti contenziosi tra Roma e Bruxelles.
Enrico Cinotti
Fonte: Il Salvagente