“L’idea è nata per caso, un po’ per gioco, sia io che Valeria siamo due donne che hanno sempre fatto un po’ la figura dei maschiacci all’interno del gruppo”, Eterobasiche.
Non si arresta il successo di Maria Chiara Cicolani e Valeria De Angelis, in arte Eterobasiche.
Le due ragazze romane hanno dato vita a un duo comico che prende in giro il mondo maschile, etero e “basic”, riproducendone stereotipi e manie. I loro video continuano a diventare virali, tanto da avere generato più di 180mila follower su Instagram. E adesso Valeria e Maria Chiara hanno iniziato a incontrare il loro pubblico dal vivo. In una serata a Casetta Rossa hanno raccontato com’è nato il fenomeno Eterobasiche.
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“L’idea è nata per caso, un po’ per gioco, sia io che Valeria
siamo due donne che hanno sempre fatto un po’ la figura dei
maschiacci all’interno del gruppo e quando è nato il primo video, un giorno al lago, a casa mia in campagna, per imitare i nostri amici, lo abbiamo postato ed è diventato virale ma ci siamo rese conto che era un modo di dire, di fare che rivendicavamo da donne. – racconta a TeleAmbiente Maria Chiara Cicolani – Secondo noi i nostri video sono diventati così importanti all’interno del dibattito, perché viaggiano su due livelli: da una parte c’è quello che noi facciamo praticamente nel video quindi il contenuto ovvero il fatto che io e Valeria facciamo i maschi e li prendiamo in giro, dall’altra parte poi però c’è anche il contenitore ovvero che io e Valeria lo facciamo da donne”.
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“Il fatto che due donne rivendichino atteggiamenti tipicamente maschili – aggiunge Valeria De Angelis – è quello che sciocca di più i maschi e in generale le persone, possiamo dire tantissime frasi sessiste e fargli dire cose tremende però, il fatto che ruttiamo o andiamo allo stadio è la cosa più scioccante. Ci ha sorpreso quanto è stato naturale in quella giornata imitare i maschi. Da lì dopo che abbiamo visto che il video ha avuto grande successo abbiamo capito che potevamo colmare un vuoto facendo questa cosa qui e che potevamo andare avanti, era un format
che si prestava molto ad andare avanti.”