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Eni si prende il gas palestinese grazie a Israele

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Le licenze concesse alla fine di ottobre, ma la gara si era conclusa a luglio. Angelo Bonelli (Avs) ha annunciato un’interrogazione parlamentare: “Meloni spieghi perché sfruttiamo le risorse della Palestina mentre i civili a Gaza vengono massacrati”.

Non bastavano le morti e la sofferenza di troppi innocenti, da una parte e dall’altra: ora la guerra che Israele sta portando avanti contro Hamas, massacrando però anche e soprattutto la popolazione civile, non solo a Gaza, porta allo sfruttamento di risorse naturali che non fa bene al Pianeta. Ci risiamo: la guerra diventa, ancora una volta, l’occasione per depredare risorse naturali e per investire nei combustibili fossili. C’è un ricco giacimento di gas in terra palestinese, più precisamente in acque territoriali rivendicate dall’Autorità nazionale palestinese, per cui il Ministero israeliano dell’Energia ha concesso delle licenze per la ricerca e la produzione di gas ad alcune aziende. Tra le società vincitrici ci sono l’israeliana Ratio Petroleum, Dana Petroleum (azienda inglese di proprietà di una multinazionale sudcoreana) e, udite udite, Eni.

Le licenze per l’esplorazione di gas, in una porzione di mare davanti a Gaza, sono state concesse, dopo l’apertura di una gara, il 29 ottobre scorso. Neanche un mese dopo gli attacchi di Hamas e la successiva risposta di Israele. Il caso, però, è diventato di dominio pubblico solo negli ultimi giorni, dopo la denuncia di alcune associazioni per i diritti umani, tra cui la palestinese Al Mezan. Eni e le altre aziende energetiche hanno ottenuto licenze per sfruttare un giacimento di gas all’interno della zona marittima G, ma la gara era stata indetta molto prima dal Ministero dell’Energia israeliano, non più tardi del mese di luglio (come riporta anche Il Manifesto, citando analisti del settore che seguono le attività di Eni).

Va ricordato, tra l’altro, che il maggior azionista di Eni è lo Stato italiano, che ne detiene il 32%. Lo stesso Stato che, attraverso il governo, ha avviato il Piano Mattei di collaborazione con l’Africa. E se sul Piano Mattei aleggiano sospetti di greenwashing e troppi (vuoti) slogan, su quanto sta accadendo in Medio Oriente c’è qualche certezza in più. La Palestina, aderendo alla Convenzione Onu sul diritto del mare, dal 2019 proietta la sua porzione di mare per 20 miglia dalla costa. Il governo israeliano, non riconoscendo lo Stato palestinese come legittimo, gli nega però il diritto legale sulle zone marittime (compresi i confini marittimi, i mari territoriali e soprattutto le zone economiche esclusive). E l’Italia, come dimostrano anche i fatti più recenti a livello politico e non solo, avalla continuamente la posizione di Netanyahu.

Una posizione, quella del governo israeliano, che risponde a logiche già viste e messe in pratica. Un esempio: il ricco giacimento di petrolio di Meged, rivendicato all’80% dall’Anp e sfruttato esclusivamente da Israele nonostante qualche politico, anche di maggioranza, avesse suggerito ipotesi di sfruttamento congiunto. Oppure: i giacimenti offshore di gas di Leviathan e Tamar, oggetto di accordi commerciali con Cipro e Grecia e che Israele ha tenuto unicamente per sé. Il caso più clamoroso riguarda però il giacimento di Gaza Marine, con 30 miliardi di m³ di gas stimati, che renderebbe la Palestina indipendente dal punto di vista energetico e consentirebbe anche grandi ricavi con le esportazioni. Dal 2007, però, in seguito alla vittoria alle elezioni di Hamas e all’occupazione di Gaza, Israele aveva dichiarato il blocco navale intorno alla Striscia e negando così l’accesso al giacimento.

Se con il Piano Mattei, a parole, il governo italiano si dichiara paladino della cooperazione internazionale e della lotta al neo-colonialismo e al capitalismo predatorio, nei fatti quanto sta accadendo in Medio Oriente dimostra intenzioni esattamente opposte. Oltre che dalla dubbia liceità dal punto di vista del diritto internazionale.
Anche per questo, Angelo Bonelli ha annunciato un’interrogazione parlamentare. “Il governo Eni-Meloni scrive una nuova pessima e inaccettabile pagina del suo operato predatorio nello sfruttamento di risorse naturali. Il governo ed Eni spieghino come sia possibile aver firmato contratti che prendono risorse appartenenti al popolo palestinese” – ha spiegato il deputato di Alleanza Verdi-Sinistra – “Lo studio legale Foley Hoag LLP ha definito illegittima la concessione per il gas di Gaza, inviando un avviso a Eni per non intraprendere le attività, con il rischio di rendersi complice in crimini di guerra. Giorgia Meloni spieghi perché, mentre a Gaza viene massacrata la popolazione, il governo con Eni chiude accordi per estrarre il gas in aree marittime palestinesi. Ci dia una risposta per una scelta che, per quanto mi riguarda, non può che riempirci di vergogna“.