
Energie rinnovabili. Di Erika Olimpio. Il primo parco eolico galleggiante in mare, costruito a Buchan Deep, è nato a 25 chilometri dalla costa scozzese. Questi impianti si vedono sempre posizionati nelle zone continentali, sulle colline o in grandi spazi aperti, si potrebbe dire a rovina (o la moderna cornice?) della visione paesaggistica e panoramica.
Le turbine eoliche erano state posizionate in acqua già dagli anni ’90, ma potevano essere fissate su un fondale profondo massimo 60 metri. Questo era un limite decisamente vincolante.
Ora invece, le turbine galleggianti in Scozia, sono alte circa 250 metri e sono ancorate al fondo attraverso un sistema di cavi di acciaio e zavorre, che permette quindi di potersi adattare a diversi tipi di fondale e di lavorare a profondità che vanno ben oltre i 60 metri, arrivando persino ai 700. Ciò permette di usufruire anche di quelle zone marittime dove i venti sono molto più forti e di conseguenza l’energia prodotta è maggiore.
L’impianto galleggiante, Hywind Scotland è stato realizzato in sei anni dalla società norvegese Statoil e dall’araba Masdar che hanno provveduto al trasporto via mare delle turbine dalla Norvegia al Regno Unito.
Oggi il parco galleggiante si estende per quattro chilometri quadrati di superficie e si compone di cinque turbine. Ognuna di esse produce 6MW di energia e provvede al fabbisogno elettrico annuo di circa 20mila famiglie.
Se nell’antichità era il dio Eolo a spostare le navi gonfiandone le vele, accendendo le tempeste e ingrossando le onde del mare, già a quel tempo si iniziavano a progettare e costruire le prime macchine che sfruttavano il vento, poi il vapore per produrre energia meccanica. In duemila anni di storia queste macchine si sono evolute in tutto il mondo, diventando prima mulini a vento e poi, finalmente, poi alla fine dell’800 fu l’americano Charles F. Brush ad avviare la sperimentazione di diversi modelli di turbina. Da quel momento in poi, dopo l’invenzione della prima turbina eolica, la lenta evoluzione tecnologica fino ad arrivare al modello odierno.
Come funzionano precisamente le turbine di oggi?
L’impianto eolico ormai diffusosi in tutto il mondo è formato da torri alte 90 metri con tre pale rotanti, costruite in modo tale che la pressione del vento riesca a farle girare facilmente. In cima ad esse c’è un computer che cambia l’orientamento della turbina e delle pale per sfruttate al meglio l’energia del vento e, oltre a questo, anche una serie di ingranaggi che trasforma la rotazione più lenta delle pale in un moto molto più rapido, che genera poi elettricità. Ogni turbina è collegata alla rete elettrica locale, connessa a sua volta a una più ampia rete regionale che distribuisce l’elettricità agli utenti finali.
Questo metodo di produzione di elettricità non causa l’emissione di anidride carbonica, ma comporta comunque alcuni aspetti negativi, come il costante rumore delle pale, il rischio che si possano uccidere uccelli e pipistrelli e anche la tendenza a spruzzare frammenti di ghiaccio.
Spostandoci in Italia, invece, gli impianti eolici sono situati solo sulla terraferma, quasi mai sul mare, anche per non incappare nelle molteplici pastoie burocratiche imposte dalle leggi che regolano la navigazione.
Permane aperta la questione dell’impatto ambientale anche se, come ha sottolineato lo studio pubblicato sull’autorevole mensile scientifico Environmental Research Letters, queste installazioni hanno, a breve termine, effetti trascurabili sulla fauna e sulla flora locale.