Uno strumento molto interessante per studiare come potenziare e difendere gli edifici storici e antichi di fronte al rischio, purtroppo costante, dei terremoti nel nostro Paese.
L’Italia, come è noto, presenta porzioni di territorio altamente sismiche, in cui si trovano anche borghi storici e antichi, costruiti chiaramente senza criteri antisismici. La storia lo insegna: le scosse di terremoto più forti possono distruggere interi Comuni, ed è per questo che la scienza e la ricerca concentrano i loro sforzi sul potenziamento degli edifici per la protezione sismica. Un esempio particolarmente interessante è quello delle tavole vibranti, sviluppate dall’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) nel Centro Ricerche Casaccia.
Tra i ricercatori che si occupano di questa tecnologia c’è l’ingegner Ivan Roselli, del Laboratorio di Analisi e Modelli per le Infrastrutture Critiche ed i Servizi essenziali. “Le tavole vibranti sono la principale tecnica di sperimentazione sismica, perché riproducono le condizioni che si verificano durante i terremoti. Con queste grandi macchine riproduciamo il movimento del terreno e del pavimento che si verifica in caso di terremoto” – ha spiegato Ivan Roselli – “Le tavole vibranti sono apparecchiature particolarmente sofisticate e costose, ce ne sono pochissime, soprattutto di grandi dimensioni. Nel nostro laboratorio, la più grande è di 4 x 4 metri e ha sei gradi di libertà, quindi può eseguire qualsiasi movimento nello spazio, le tre traslazioni e le tre rotazioni“.
“Grazie alle tavole vibranti siamo in grado di riprodurre il movimento provocato dai terremoti che vengono registrati dalle stazioni sismiche in giro per l’Italia e non solo. Con queste apparecchiature possiamo eseguire sperimentazione sismica” – ha aggiunto l’ingegner Roselli – “Questi studi si svolgono così: si realizzano prototipi di costruzioni o di parti di costruzioni che possono essere utilizzati per testare l’efficacia dei vari interventi di miglioramento sismico. Ciò che generalmente si fa è realizzare un prototipo senza intervento sismico e uno con l’intervento sismico“.
“A quel punto, si riproducono i movimenti di terremoti tipicamente a intensità crescente su quei prototipi. Applicando dei sensori sui due prototipi, possiamo monitorare come si comportano sotto l’effetto dei terremoti. In quel modo, possiamo misurare l’efficacia degli interventi che vogliamo sperimentare” – ha concluso Ivan Roselli – “Di conseguenza, in questo modo possiamo validare e verificare quanto siano efficaci quegli interventi antisismici che stiamo studiando“.