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Dalla buccia del caffè nuovi prodotti alimentari e agricoli

Testo alternativo SEO: Chicchi di caffè tostati in un torrefattore, simbolo di innovazione nei prodotti alimentari e agricoli di ENEA.

Da scarto a risorsa. Una nuova ricerca dell’ENEA ha scoperto nuovi utilizzi del caffè grazie a delle molecole benefiche presenti nella sua buccia essiccata.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Plants ed è stato realizzato in collaborazione con l’IILA, Organizzazione Internazionale Italo-Latino Americana e El Collegio de Michoacàm.

Il Messico è stato scelto per la ricerca poiché proprio nella Sierra de Zongolica, a Veracruz si coltiva un caffè senza uso di pesticidi e sostanze chimiche di alcun tipo. Come ricordato dai ricercatori, in questa parte del mondo la lotta contro gli effetti del cambiamento climatico è particolarmente sentita dai coltivatori che ottengono solo il 20% del guadagno dalla vendita del prodotto. Importante è quindi la possibilità di utilizzare le bucce essiccate del caffè come fertilizzante e infuso per bevande. Ma i ricercatori ritengono che potrebbero essere utilizzate anche come additivo nutrizionale.

“Gli scarti del chicco di caffè sono spesso considerati un problema ma, grazie alla ricerca scientifica, possono trasformarsi in ‘miniere’ di molecole benefiche, come antiossidanti, polifenoli, carotenoidi, flavonoidi e minerali, per realizzare prodotti a valore aggiunto per vari settori”, spiega la ricercatrice ENEA Loretta Bacchetta.

Abbiamo identificato il numero più alto di sempre di molecole non volatili della cascara essiccata, ben 93, aprendo la strada a un suo migliore riutilizzo, in linea con i principi di economia circolare e bioeconomia, generando reddito aggiuntivo per i coltivatori di caffè” aggiunge Oliviero Maccioni.

Dalla produzione di caffè dipende il sostentamento di più di 25 milioni di famiglie con un reddito molto basso. “La produzione mondiale per il 2023-2024 è stimata in circa 180 milioni di sacchi da 60 kg (57% qualità Arabica e il 43% Robusta), mentre i sottoprodotti (sia della lavorazione del prodotto fresco che della torrefazione), sono calcolati nel biennio in circa 840 milioni di sacchi. Considerando la volatilità dei prezzi internazionali del caffè, i fattori ambientali come il cambiamento climatico e i parassiti, il commercio e la valorizzazione dei sottoprodotti del caffè potrebbero essere vantaggiosi per le famiglie produttrici, l’industria globale del caffè e l’ambiente”, conclude Loretta Bacchetta di ENEA.

La scoperta è rilevante anche perché il caffè al momento non è un prodotto sostenibile. La domanda di caffè è in costante crescita, siamo arrivati a un consumo pari a 2 miliardi di tazzine al giorno. Ci vogliono 20 alberi per soddisfare i bisogni di ogni persona che consuma almeno due tazze di caffè al giorno. I costi ambientali e sociali delle coltivazioni sono insostenibili, tanto che è già stato ipotizzato il passaggio al caffè prodotto in laboratorio .

Recenti studi hanno dimostrato l’effetto benefico della bevanda se consumata al mattino. Uno studio della Tulane University, pubblicato sullo European Heart Journal, proverebbe che la tazzina mattutina è in grado di avere effetti salvavita, soprattutto nel caso di malattie cardiovascolari, rispetto a quelle consumate nell’arco della giornata.  I consumatori di caffè al mattino avevano il 16% di probabilità in meno, rispetto ai non consumatori di caffè, di morire e il 31% in meno di morire per malattie a carico dell’apparato cardiocircolatorio.