Diversi testimoni hanno parlato di un’irruzione dei funzionari del DOGE diretto da Elon Musk e di un presunto furto di dati climatici dall’Agenzia americana che si occupa di cambiamenti climatici.
Un intrigo federale degno di Hollywood è in corso negli Stati Uniti d’America e vede protagonista Elon Musk in un presunto furto di dati climatici.
Tutto inizia nei primi giorni di febbraio quando il neo-presidente degli Stati Uniti Donald Trump decide di sostituire i vertici del NOAA, l’Agenzia federale statunitense che si occupa di studiare e monitorare le condizioni dell’oceano, dell’atmosfera e del clima.
Nella sua crociata contro la scienza climatica, Trump ha deciso di posizionare ai vertici dell’agenzia persone politicamente a lui molto vicine. Ma evidentemente questo non poteva bastare, così poche ore dopo, lo scorso 5 febbraio, è avvenuta quella che i testimoni hanno definito una vera e propria irruzione.
Funzionari del DOGE, il Dipartimento per l’Efficienza Governativa guidato da Elon Musk, sono entrati negli uffici del NOAA e hanno cominciato a copiare dati. In quelle stesse ore il sito ufficiale dell’agenzia è andato offline e lo è stato per quasi 24 ore.
L’Agenzia che studia oceani e atmosfera è una vera miniera di informazioni su emissioni di CO2, riscaldamento globale e cambiamenti climatici. Il timore degli scienziati è che dati ora pubblici – come quelli sulla formazione degli uragani e di altri fenomeni meteo estremi o sulle concentrazioni di gas serra in atmosfera – possano essere privatizzati ed essere utilizzati per produrre profitto, soprattutto in vista del peggioramento delle condizioni climatiche previsto da qui ai prossimi anni.
Quelle degli scienziati sono solo ipotesi ma per evitare che i dati vengano distrutti, i ricercatori delle diverse agenzie americane stanno compiendo una corsa contro il tempo per salvare il numero maggiore possibile di dati così da evitare che possano andare distrutti qualora Trump & Company decidessero di oscurarli, rendendoli inaccessibili al pubblico e alla comunità scientifica.
Donald Trump, Elon Musk e il negazionismo climatico
L’irruzione degli uomini di Elon Musk all’interno degli uffici del NOAA rientra nel più generale atteggiamento dell’amministrazione Trump relativamente al cambiamento climatico.
Trump ha da sempre messo in discussione la scienza climatica rea, a suo dire, di presentare realtà catastrofiste e poco adatte alla prosperità americana.
Così, con l’inizio del suo secondo mandato presidenziale, ha dato avvio a una serie di azioni anti-scientifiche volte a porre fine alle politiche climatiche americane. E, ovviamente, lo sta facendo con l’appoggio del suo sodale Elon Musk.
Il miliardario si è sempre detto ambientalista ma negli anni, avvicinandosi alle idee di estrema destra, ha anche chiarito la sua posizione di appoggio ai combustibili fossili.
Lo stesso Elon Musk a fine 2023 disse ad Atreju, la festa di Fratelli d’Italia: “Il mio è un messaggio pragmatico: non penso che dovremmo fare a meno del petrolio e dei combustibili fossili perché sono necessari nel medio e nel breve termine. Ci vorranno decenni per essere sostenibili”.
“Nei prossimi decenni dobbiamo ridurre i miliardi di tonnellate di carbonio che trasferiamo dalle profondità della Terra all’atmosfera ma non credo ci sia un rischio per la civilizzazione, l’umanità e la vita sulla terra non saranno distrutte. Certo ci sarà qualche problema, nel giro di decenni, se cambiamo il clima”, aggiunse Elon Musk.
E poi ancora: “Io sono un ambientalista, sono uno di quelli che ha fatto di più. Eppure sulla ricerca di un ambiente sostenibile si è andato troppo oltre. Se si è eccessivi si avrà qualcosa di brutto. Ho letto un articolo sul New York Times dove si diceva che sarebbe meglio che non ci fossero 8 miliardi di persone sulla Terra, ma questa è una follia”.