Educare i bambini alla morte, i consigli dell’esperta

Educare i bambini alla morte, ecco una guida realizzata da Giovanna Giacomini, ospite del nuovo speciale di TeleAmbiente

Il mese di ottobre si chiude con la festività di Halloween, seguita poi due giorni dopo dalla commemorazione dei morti, quindi due festività ravvicinate che hanno al centro proprio il ricordo dei defunti. Ma se Halloween è vissuta da grandi e piccini in maniera leggera e giocosa, non è così per la seconda festività, che invece è vissuta con la nostalgia del ricordo di chi non è più tra noi. Ma come affrontano i bambini e i più piccoli il concetto della morte?

Spiegare la morte ai bambini

Parlare della morte con i bambini è un argomento sicuramente delicato, soprattutto quando siamo nella fase della prima infanzia, tant’è che molto spesso i genitori scelgono di posticipare il momento in cui questo argomento verrà trattato per la prima volta. Ma come cambia l’approccio dei bambini e dei ragazzi al tema della morte con l’avanzare dell’età? Lo ha spiegato Giovanna Giacomini, formatrice, pedagogista, ideatrice del modello Scuole Felici ed esperta di Death Education. “Possiamo dire che ci sono sicuramente delle fasi diverse, possiamo differenziare tre momenti. Il primo è quando il bambino è piccolissimo, da quando è nato fino ai 4-5 anni, dove quello che percepisce lo percepisce più che altro attraverso l’esempio degli altri. Il bambino è in uno stadio molto operatorio, concreto, si dice, quindi non riesce a fare astrazione, non riesce quindi cognitivamente a capire cosa significa quando qualcosa o qualcuno non c’è più. Successivamente invece dalla scuola dell’infanzia all’inizio della scuola primaria, il bambino è in grado di comprendere più chiaramente il concetto di morte, magari ne ha fatto anche esperienza in qualche modo, direttamente o indirettamente, ed è il periodo delle domande, quindi il periodo dove il bambino ha una naturale curiosità. E poi abbiamo l’adolescenza che è completamente diversa perché è chiaro che qui cognitivamente il bambino è in grado di capire perfettamente cos’è la morte. Il dialogo è molto giocato sul filo del rasoio perché gli adolescenti tendono a sfidare in qualche modo la morte, se ne interessano, leggono quello che accade ai propri coetanei, ne discutono in gruppo, quindi è un tema che fa parte della loro vita”.

I consigli per educare alla morte i bambini

Posticipare l’argomento da parte dei genitori non è una mossa giusta e conveniente nell’affrontare il tema della morte, anzi i genitori non devono temere questo argomento e possono invece come genitori educare i propri figli alla morte, ma in che modo? Ecco alcuni consigli che ci ha fornito Giovanna Giacomini.

  1. Inserire questo argomento in un qualsiasi momento della nostra vita e della vita del bambino, quindi si può fare fin da subito anche quando il bambino è molto piccolo, in realtà rivalutando il tema della morte come un tema un pochino più ampio che è quello della ciclicità della vita che questo si può incontrare in qualsiasi momento perché bambini anche molto piccoli spesso trovano magari un insetto morto a terra, lo portano con curiosità, quindi quello diventa un’occasione.
  2. Essere empatici, cercare di riconoscere i nostri sentimenti, perché magari nello stesso momento stiamo vivendo un lutto anche noi e quindi proviamo delle emozioni, e riconoscere e dare spazio anche a quelle dei bambini, perché si può esprimere la tristezza.
  3. Fare ricorso ai tanti strumenti che ci sono a livello didattico, come albi illustrati che ci aiutano, oppure linguaggi non verbali, quindi permettere al bambino di dipingere, di scrivere una lettera e coinvolgere i bambini nei riti, quindi far partecipare i bambini al rito funebre, laddove magari è previsto, oppure creare un piccolo rituale familiare, perché è molto importante

Il cinema e altri strumenti

I genitori, ma anche la scuola, possono far ricorso a degli strumenti che vengono dal mondo cinematografico, come è il caso del celebre film della Disney del 2017, Coco, vincitore di due premi Oscar, che è ambientato durante la festività messicana del Dìa de los muertos, ossia la festività di ricordo dei defunti. “Il linguaggio delle immagini, che a volte è molto più significativo delle parole, ma anche la musica, aiutano a esprimere le emozioni” ha spiegato Giacomini, citando anche Il Re Leone: “C’è una scena importante da un punto di vista emotivo, che è la morte del padre e tutto il percorso che fa il piccolo leoncino per diventare appunto il re leone, poi c’è quella famosa canzone del ciclo della vita”.

L’esempio dell’Europa del Nord

Quando si parla di educazione alla morte, i paesi da prendere come esempio sono sicuramente quelli del nord Europa. Giovanna Giacomini ci fa l’esempio della Danimarca e della Finlandia. “L’esempio per eccellenza è la Danimarca, dove c’è questo termine hygge, educazione al benessere, allo stare bene. Si tende a fare in modo che i bambini fin da subito siano messi nelle condizioni di poter comprendere un po’ tutto, quindi anche quei temi che appunto per noi sono un po’ tabù. Ricordo anche la Finlandia dove ci sono dei personaggi che si chiamano i Moomin, che fanno parte dei racconti che avvengono sia in famiglia che a scuola e questi personaggi hanno il grande pregio di raccontare un po’ tutte le cose ai bambini con un linguaggio molto semplice e sincero, quindi si affrontano, grazie ai Moomin, tutti gli argomenti più scottanti”.

Il lutto per l’animale domestico

Statisticamente la perdita di un animale domestico è la prima volta o comunque una delle prime volte con cui i bambini entrano a contatto con il tema della morte e con l’affrontare il lutto e dunque affrontare anche questa perdita può essere un’opportunità per i genitori per intraprendere questo discorso cruciale per la crescita dei bambini. È un po’ più facile, ha un livello di complessità diverso rispetto a quella di un essere umano, però per i bambini è importantissimo. “Il primo consiglio che mi sento di dare – dice ancora Giovanna Giacomini – è quello di ricordare questa parola gentilezza. Affrontare questo tema con gentilezza significa secondo me mantenere sempre un approccio, un tono di voce, un’enfasi, una serie di emozioni che sono molto in punta di piedi, perché in realtà nel lutto bisognerebbe non essere eccessivi, non invadere troppo lo spazio e non minimizzare assolutamente”.