
La maggioranza dei cittadini ha votato anche contro nuove estrazioni minerarie nelle foreste intorno a Quito. Per il nome del nuovo presidente servirà però attendere il ballottaggio.
In un Paese ancora sotto choc per l’omicidio del candidato presidenziale Fernando Villavicencio, le elezioni si sono concluse con un nulla di fatto. Il prossimo presidente dell’Ecuador, infatti, sarà deciso al ballottaggio tra Luisa González e Daniel Noboa. C’è però una notizia importante: i cittadini chiamati alle urne a decidere il nuovo presidente, hanno votato anche per il referendum sulle trivelle in Amazzonia. E la maggioranza degli elettori ha scelto il fronte del no.
Il 59,14% ha votato per vietare nuove trivellazioni nei giacimenti petroliferi all’interno del Parco Nazionale Yasuní, nell’Amazzonia ecuadoregna. Solo il 40,86%, invece, si era espresso per continuare le trivellazioni nelle aree di Ishpingo, Tambococha e Tiputini. A sostenere il no alle trivelle nel referendum era stato il gruppo ambientalista Yasunidos, costituito per proteggere questi territori che l’Unesco aveva dichiarato riserva della biosfera nel 1989.
Con l’esito del referendum, saranno garantite nuove tutele alle popolazioni indigene che vivono nel Parco in isolamento volontario. A promuovere ed avviare lo sfruttamento petrolifero nella zona era stato, nel 2016, l’allora presidente Rafael Correa. Quest’ultimo, per evitare di avviare i pozzi petroliferi del cosiddetto Blocco 43, aveva proposto ai Paesi più ricchi di condividere i costi della salvaguardia ambientale, chiedendo un pagamento all’Ecuador di 3,6 miliardi di dollari (metà dei ricavi stimati del petrolio). La proposta, però, era stata bocciata.
Un altro risultato importante da un altro referendum: il 68% degli elettori ha votato per vietare l’estrazione mineraria da una foresta nei pressi della capitale Quito. Un duro colpo per il presidente uscente, Guillermo Lasso, che con i ricavi dell’industria petrolifera e mineraria avrebbe voluto ridurre il deficit fiscale del Paese e far fronte all’aumento del costo del debito.
Tutto rimandato, invece, per quanto riguarda l’elezione del nuovo presidente. La 45enne Luisa González (fedelissima dell’ex presidente progressista Rafael Correa) e il 35enne Daniel Noboa (figlio di uno degli imprenditori più ricchi del Paese) sono i due candidati che hanno ottenuto più voti al primo turno e se la vedranno al ballottaggio previsto per il 15 ottobre.
Notevole l’affluenza alle urne: l’82% degli aventi diritto, a testimonianza della risposta dei cittadini dopo l’omicidio di Villavicencio, ucciso da un commando di narcos all’uscita da un comizio. Tuttavia, ci sono stati anche diversi attacchi incrociati alla piattaforma con cui è garantito il voto degli ecuadoregni all’estero. Hacker in azione da Russia, Ucraina, India, Bangladesh, Pakistan, Cina e Indonesia, ma anche Spagna e Italia.