PFAS e sostenibilità dei lubrificanti in primo piano allo stand del CONOU a Ecomondo.
In un panel organizzato in collaborazione con Legambiente, con rappresentanti istituzionali, dell’università, dell’associazionismo, si è affrontato il tema di quella che il presidente del CONOU, Riccardo Piunti, ha definito la “molecola di satana” perché utilissima ma indistruttibile e pericolosa per la salute dell’uomo.
I PFAS, in tutte le loro varianti, sono ovunque, soprattutto nell’acqua, e durano per sempre: sostanze di cui ancora si sa poco e che solo negli ultimi anni si sono poste all’attenzione degli Stati e dell’Unione europea.
Uno studio dell’Università di Padova illustrato ieri ha misurato la loro presenza in oggetti di uso quotidiano, soprattutto in carta e cartone monouso, nei tessili, plastica e metalli, oltre a viaggiare insieme al ciclo dei rifiuti. Sostanze che non possono essere messe al bando da un giorno all’altro visto il loro impiego nei siti produttivi e industriali. Per questo l’Unione europea sta cercando di darsi delle regole e trovare una soluzione, mentre sul fronte dell’associazionismo si sollecita anche una possibile scelta consapevole rispetto ai consumi.
“Dagli impianti ai fanghi, ai terreni, agli animali e gli uomini, queste sostanze si accumulano e non finiscono. Si sta ancora studiando come distruggerle, ci sono solo impianti pilota in cui si sta sperimentando. Di certo siamo di fronte a una seria minaccia all’economia circolare”, ha spiegato Riccardo Piunti in conclusione. Nel pomeriggio di ieri, il panel con Unem (Unione energie per la mobilità) sulla sostenibilità dei lubrificanti.
“Ho fatto un sogno – ha esordito Piunti – in cui c’erano solo auto elettriche, navi e aerei andavano ad aria e gli idrocarburi non servivano più. Uno solo era sopravvissuto: i lubrificanti. Il loro utilizzo, infatti, è un’esigenza e lo sarà ancora nel medio e lungo periodo”.
Ma un’esigenza sostenibile nella misura in cui il CONOU riesce a raccogliere il 100 per cento degli oli usati, rigenerandone il 98 per
cento con una qualità che lo rende praticamente indistinguibile dal prodotto vergine. All’orizzonte, infine, i lubrificanti creati usando materie prime vegetali la cui rigenerazione, però, non è ancora
possibile e la ricerca è ancora in fase embrionale.