world overshoot day 28 luglio 2022

L’uomo utilizza addirittura il 74% in più di quello che la natura permetterebbe.

Oggi, 28 luglio 2022, è l’Earth Overshoot Day. Cioè il giorno in cui la popolazione mondiale esaurisce virtualmente tutte le risorse che la Terra riesce a produrre e rigenerare. A calcolarlo, come ogni anno, è il Global Footprint Network e le notizie non sono buone: sin dagli anni ’70, si tratta del record negativo di sempre. Solo nel 2018 il giorno era arrivato così presto, sempre il 28 luglio. Cioè 156 giorni prima della fine dell’anno.

 

World Overshoot Day, data sempre anticipata

Il trend è abbastanza consolidato: la data, di anno in anno, viene costantemente anticipata. Questo a causa di emissioni di gas climalteranti, dello sfruttamento e della scarsa tutela dei territori. E la siccità, gli eventi meteo estremi, l’insicurezza alimentare e lo scioglimento dei ghiacci sono solo gli effetti di ciò che l’uomo fa alla Terra. L’unica eccezione, nel trend, è avvenuta nel 2020: per effetti dei vari lockdown in tutto il mondo a causa della pandemia, l’Earth Overshoot Day era stato calcolato al 22 agosto. Ma si è trattato, appunto, di un’eccezione causata da fattori straordinari.

 

Una sola Terra non basta

Secondo i calcoli del Global Footprint Network, la popolazione mondiale utilizza addirittura il 74% in più di quanto la natura riesca a rigenerare. In pratica, per soddisfare tutti, ci sarebbe bisogno di quasi due Pianeti (per l’esattezza, 1,75 Terre). I modelli, chiamati National Footprint & Biocapacity Accounts, vengono elaborati, in base ai dati Onu e alle differenze tra tutti gli Stati del mondo, dalla Footprint Data Foundation e dell’Università canadese di York. Come spiega Il Fatto Quotidiano, questo sistema permette di calcolare la disparità tra i bisogni delle persone in aree biologicamente produttive e la capacità naturale di rigenerazione.

 

I Paesi più ricchi in debito ecologico

L’impronta ecologica globale ammonta a 2,7 ettari globali a persona. Ma si tratta ovviamente di una media. Le stime comprendono però dati importanti, come la domanda per cibo, legname, materiale per le infrastrutture e per le attività che emettono CO2. Queste ultime, da sole, costituiscono circa il 60% dell’impronta di carbonio globale. A livello mondiale, non è una novità, sono i Paesi in debito ecologico (come Stati Uniti, Canada, Australia e Russia) ad anticipare sempre di più il World Overshoot Day. L’Italia è in una situazione solo leggermente migliore: il nostro Overshoot Day nazionale quest’anno è caduto il 15 maggio. E poi, come al solito, ci sono Stati virtuosi che hanno una bassa impronta di carbonio e che non raggiungeranno mai la soglia di superamento delle risorse nazionali. Ma tutto questo non basterà mai a livello globale.

 

Il problema economico

Il problema non è solo ambientale, ma anche economico. Secondo il Global Footprint Network, tre miliardi di persone vivono in Stati che mangiano più cibo di quello che riescono a produrre. Quelli più ricchi, come ad esempio Italia, Svizzera e Gran Bretagna, hanno un reddito sufficiente per importarlo; altri, come il Nepal, fanno fatica a importare risorse alimentari per via del bassissimo reddito pro capite. Per questo, gran parte dell’Asia e dell’Africa sono a rischio. Comprese due superpotenze come Cina e India. E ad aggravare il tutto, la crisi del grano causata dalla guerra in Ucraina, che ha dimostrato quanto un mondo così interconnesso, anche e soprattutto a livello alimentare, sia un sistema potenzialmente fragile.

 

Cosa fare

Se si considerano poi beni non alimentari, sono 5,8 miliardi le persone che utilizzano più risorse di quanto il territorio può rigenerare. Circa 8 miliardi (il 72% della popolazione mondiale) di persone vivono in Paesi che sono in deficit di risorse e hanno già superato l’Overshoot Day nazionale. C’è un altro dato preoccupante, calcolato sempre dal Global Footprint Network: per rigenerare la Terra, con tutti i debiti ecologici accumulati negli ultimi 50 anni, dovremmo vivere senza consumare per 19 anni. Ovviamente, un’ipotesi impossibile, a differenza però di un intervento più graduale. Che consiste in dimezzare gli sprechi alimentari, puntare sulla mobilità sostenibile, aumentare sensibilmente l’energia da fonti rinnovabili, solo per dirne alcune. Se riuscissimo a ritardare, ogni anno e fino al 2050, il World Overshoot Day di almeno sei giorni, tra meno di 30 anni la Terra potrebbe riuscire a rigenerare risorse per soddisfare i consumi globali.