Un duro colpo alle imitazioni alimentari, maggiore potere alle associazioni di produttori.
Viene salutata con soddisfazione dalle associazioni di categoria l’entrata in vigore del nuovo Regolamento europeo sulle Indicazioni Geografiche in Italia.
Dal 13 maggio 2024 non si possono più registrare menzioni tradizionali che richiamano i nomi di prodotti che hanno già ottenuto il riconoscimento di denominazione di origine protetta (Dop) o indicazione geografiche protetta (Igp).
L’Italia è particolarmente interessata poiché vanta 892 prodotti riconosciuti, per un valore prodotto che, secondo le stime di Coldiretti, supera i 20 miliardi di euro, un quarto del fatturato di indicazioni geografiche dell’Unione. Sempre secondo l’associazione dei coltivatori, 120 miliardi di profitto derivano ogni anno dalla vendita di prodotti che imitano il Made in Italy.
Il settore è particolarmente soggetto a falsificazioni poiché un prodotto a marchio Igp e Dop vende il doppio rispetto ai prodotti simili privi di certificazione. Niente più aceto balsamico prodotto a Cipro o Parmesan al posto del Parmigiano Reggiano. Sull’etichetta dei prodotti Dop e IGp diventa obbligatorio scrivere il nome del produttore, per rendere più facile la tracciabilità.
Le norme prevedono anche un iter più semplice per registrare prodotti Dop e Igp, oltre a misure pensate per contrastare la vendita online di prodotti come il geoblocking ovvero la possibilità di oscurare i siti che commercializzano alimenti fake. Adesso Origin Italia, Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche, chiede “un tavolo governativo per l’attuazione del nuovo regolamento delle Ig in Italia“.