Doggy bag addio? Negli Usa la chiedono sempre meno persone, in Italia crescono le iniziative a favore

Doggy bag addio? Negli Usa la chiedono sempre meno persone ma in Italia crescono le iniziative a favore

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Le doggy bag non piacciono più agli statunitensi, a registrare il cambio di tendenza nel Paese che per primo ha lanciato al moda del recupero del cibo non consumato al ristorante è il New York Times. In un articolo del quotidiano si registrano i casi crescenti di “leftovers”, avanzi, lasciati sul tavolo.

Tra le cause di questo cambio ci sarebbe, ancora, lo stigma legato al chiedere la doggy bag, l’abitudine delle generazioni più giovani a ordinare cibo direttamente a casa (e quindi essere abituati a consumare cibo appena consegnato ogni giorno) e il fatto che durante la pandemia tante persone hanno imparato a non condividere il cibo per evitare contagi.

Secondo ReFed, un’organizzazione che si occupa di recuperare il cibo, in media un americano lascia sul tavolo 24 chili di cibo per un valore di 239 dollari.
Se è vero che alcune persone hanno un pregiudizio contro la doggy bag, vista come un’abitudine poco elegante, altre semplicemente non sono abituate; non sanno quante scatole dovranno portare via e in quanto tempo dovranno consumare il cibo rimasto. Un altro problema è non sapere per quanto tempo il cibo si conserva fuori dal frigo, se si abita lontano dal luogo in cui si è mangiato o si devono fare altre commissioni prima di tornare a casa. Le coppie ai primi appuntamenti poi tendono a non chiedere una doggy bag.

In Italia, al contrario di quanto avviene in Francia e Spagna, si tratta di un amore mai sbocciato, meno del 20% degli utenti chiede di poter portare via il cibo non consumato a casa, un po’ per la ritrosia di alcuni esercenti e un po’ perché l’abitudine non è diffusa. Recentemente la sensibilizzazione verso il riciclo e i tagli agli sprechi hanno portato prima ad autorizzare il trasporto di cibo fuori dai locali e poi a spingere i ristoratori a dotarsi di apposite vaschette per le doggy bag.

Nel nostro Paese per consentire ai clienti di continuare a ordinare una bottiglia di vino in sicurezza per sé e per gli altri, si diffonde sempre più la doggy bag rinominata rimpiattino, e pensata appositamente per trasportare la bottiglia. L’ultimo bicchiere non si beve più al ristorante ma a casa, senza il rischio di incorrere in multe e ritiri della patente. Carlo Montalbetti, Direttore di Corepla, ha spiegato a TeleAmbiente: “Il rimpiattino intanto nasce con Expo a Milano, che come si sa è stato un momento fondamentale per tornare sul valore del cibo. In particolare, dopo che questo rimpiattino nella versione sia per il cibo sia per le bevande, quindi per il vino, ha cominciato ad essere diffuso attraverso l’accordo con FIPE, abbiamo registrato un cambiamento culturale importante, sia all’interno della rete dei ristoratori, che erano prima molto indifferenti ad offrire al consumatore dei contenitori per portare a casa il cibo avanzato, che evidentemente deve essere di ottima qualità se si viene portato a casa, ma anche il vino. Abbiamo registrato una crescita rilevante da parte dei consumatori, cioè i frequentatori del ristorante, prima molto condizionati dal fatto di dover chiedere, come se fossero in condizioni economiche difficili, il contenitore per portare il cibo a casa, ma poi consapevoli che si tratta di un’opportunità da non sottovalutare. In questo caso le modifiche al codice della strada, in particolare per quanto riguarda il consumo del vino, quando si è al ristorante e poi si rientra con l’auto, ha dato un importantissimo sviluppo, cioè ci si è accorti che si può al ristorante consumare in termini limitati il vino, ma poi portarselo a casa per gustarselo meglio. E questo credo aiuterà molto anche a incrementare e consolidare l’attenzione ad evitare lo spreco, lo spreco in generale del cibo.”

 

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