Non mancano le polemiche, specialmente per le scelte sulle semplificazioni degli iter Via-Vas. Quali sono le principali novità in campo energetico e non solo.
Più che un Decreto legge, un manifesto programmatico della maggioranza di governo che punta a ridefinire il mix energetico nazionale. Il Dl Ambiente, discusso e approvato dal Consiglio dei ministri nella giornata di giovedì 10 ottobre, ha scatenato qualche polemica anche e soprattutto per quanto riguarda le ‘corsie preferenziali’ introdotte per alcune fonti energetiche. Il nodo è un tema centrale del nuovo Decreto, quello che riguarda le semplificazioni e lo snellimento degli iter per l’approvazione da parte delle Commissioni Via-Vas (Valutazione di impatto ambientale e Valutazione ambientale strategica) e Pnrr-Pniec (Piano nazionale di ripresa e resilienza e Piano nazionale integrato energia e clima).
Per puntare alla decarbonizzazione, il MASE ha voluto soprattutto semplificare le regole per alcuni settori fondamentali per la transizione energetica. Anche se la sostenibilità a cui si punta, in alcuni casi, sembra più quella economica che quella più strettamente ambientale. Se da un lato il governo vuole accelerare su energie come l’idrogeno verde o il nucleare, dall’altro ha deciso di mettere un freno alle trivellazioni. Ma è davvero così? Il nuovo Decreto Ambiente blocca nuovi permessi di ricerca ed estrazione di idrocarburi sul territorio nazionale, ma non ai progetti legati a ricerche già autorizzate e finalizzati al ‘gas release’, ovvero la fornitura di metano a prezzi calmierati alle aziende energivore. Le trivellazioni diventeranno ancora più facili perché la distanza minima delle trivelle per il gas dalla costa e dalle aree protette è stata ridotta da 12 a nove miglia. Se per il MASE la sicurezza viene comunque garantita, Angelo Bonelli, deputato e portavoce nazionale di Europa Verde, tuona: “Il nuovo Decreto autorizza le trivellazioni addirittura davanti al Delta del Po“.
Le priorità per le autorizzazioni nel settore energetico saranno definite da un apposito decreto del MASE, ma i criteri che saranno presi in considerazione saranno principalmente legati agli investimenti del Pnrr, alla decarbonizzazione e al potenziamento di impianti già esistenti. “Questo testo porta chiarezza e, laddove possibile, regole più semplici in settori fondamentali per la transizione. È un testo che tiene insieme la primaria esigenza di tutela ambientale con il bisogno di liberare, valorizzandole, grandi energie e buone pratiche esistenti in Italia“, il commento di Gilberto Pichetto, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. La sua vice, Vannia Gava, ha invece spiegato: “Più rinnovabili, ma anche via libera a tutte le fonti di energia pulita che possono garantire decarbonizzazione e sicurezza energetica“.
Proprio sui temi dell’energia contenuti nel Dl Ambiente, si registra una netta distanza tra maggioranza e opposizione. Compresa Italia Viva, che di solito su alcuni temi (a cominciare dal nucleare) appare in sintonia con il governo. La senatrice Silvia Fregolent, che è una grande sostenitrice del ritorno all’energia atomica, ha criticato ad esempio un aspetto molto particolare: tra le varie tecnologie disponibili, le procedure di autorizzazione semplificate non coinvolgono l’eolico offshore. “Un errore blu” – spiega la senatrice di Italia Viva – “Il nostro mix energetico non basta più, i prezzi dell’energia sono aumentati e il governo impedisce lo sviluppo di un settore che garantirebbe un apporto consistente alla produzione di energia pulita“. Ancora più netto il giudizio di Angelo Bonelli: “Un decreto disastroso, che non solo blocca l’eolico offshore togliendo dalle procedure di semplificazione Via l’autorizzazione di questi impianti, ma favorisce le trivellazioni e dà priorità a progetti energetici di interesse strategico, compreso il nucleare. Il governo vuole fermare la transizione energetica“.
Le critiche su questo punto non arrivano solo dalle opposizioni ma, come prevedibile, anche dalle associazioni di categoria come Aero. “L’esclusione dei progetti eolici offshore, anche se con taglia superiore ai 250 MW, e quelli fotovoltaici galleggianti oltre i 50MW, è una lacuna normativa” – spiega l’Associazione delle energie rinnovabili offshore – “Non solo rischia di compromettere il ruolo che il nostro settore può rappresentare per il Paese, ma soprattutto di rallentare la nascita di una grande industria e filiera nazionale legata allo sviluppo di decine di progetti di rinnovabili dal mare. Ci auguriamo che in Parlamento questa ‘svista’ possa essere corretta“.
Anche se questi sono i temi più spinosi e che hanno generato maggiori polemiche, il Decreto legge Ambiente punta a regolare altri ambiti, a cominciare dall’economia circolare. I negozi di elettronica dovranno garantire il ritiro gratuito del prodotto usato in caso di acquisto di un prodotto equivalente, mentre quelli più grandi (oltre i 400 m²), dovranno ritirare i RAEE di piccolissime dimensioni anche senza acquisti.
Prevista anche un’intesa tra il MASE e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Sempre per favorire l’economia circolare, il Decreto Ambiente prevede il recupero dei rifiuti e il riutilizzo dei materiali provenienti dalla realizzazione del tunnel sub-portale e della Diga foranea di Genova. “Un’importante disposizione che servirà all’intero sistema per promuovere l’attuazione di politiche di sostenibilità ed economia circolare nell’ambito della realizzazione degli interventi infrastrutturali“, si legge in una nota del Ministero dei Trasporti.
Altre novità rilevanti riguardano invece la lotta al dissesto idrogeologico: più poteri ai presidenti di Regione nel ruolo di commissari; meccanismi di revoca delle risorse per interventi finanziati dal Fondo progettazione che non abbiano raggiunto determinati livelli di progettualità; acque affinate per l’irrigazione agricola e l’accrescimento dei corpi idrici sotterranei.