
Roma. Carlo Tavecchio si è dimesso. Lo aveva annunciato il presidente degli arbitri Nicchi uscendo trafelato dopo la riunione del Consiglio Federale, durata appena cinque minuti.
Poi nella affollata conferenza stampa, arriva il delirio di un uomo che pensava di scamparla a dispetto dei santi e che invece alla fine si è ritrovato solo.
E allora a quel punto, cosa avrebbe fatto una persona ragionevole? Avrebbe ringraziato tutti, chiesto scusa e preso cappello.
Invece Tavecchio ha avuto anche l’arroganza di pensare di poter ancora aver ragione, rivendicando tutta una sequenza di meriti, senza una riflessione critica, accollando tutta la responsabilità al Gian Piero Ventura e per la scelta dell’allenatore a Lippi, il Ct che ci ha dato il Mondiale del 2006 e che avrebbe imposto quel nome a Tavecchio.
Lippi poi in serata, dalla Cina smentiva: “Io parlai con Montella, Gasperini e Ventura. E Tavecchio scelse Ventura. Il presidente ha la memoria corta!”
Poi arrivava il diluvio, di considerazioni astruse e sconnesse.
“Sono un uomo distrutto. Abbiamo fallito qualificazione, ma può essere una tragedia? Cosa dovevo fare dovevo scendere io in campo? Ho commesso soltanto un errore: dovevo scendere negli spogliatoi e esonerare Ventura. ma non lo ho fatto! E adesso devo essere crocifisso? Ho fatto riforme importanti. Sono stato eletto non più di sei mesi fa: per raccogliere i frutti della semina, vogliamo attendere o dobbiamo buttare via tutto e subito?”
Poi la faccia tosta di rivendicare anche tanti meriti: “Siamo una nazione tra le prime quattro in Europa.
Chi ha portato 4 squadre in Champions? Io.
Chi ha portato Michele Uva alla vicepresidenza della Uefa? Io.
Chi ha voluto la Christillin alla Fifa? Tavecchio! E tutto questo adesso non conta?
Poi addirittura si metteva a parlare in francese, davanti a giornalisti attoniti, rivendicando il diritto ad avere la stima per i gran lavoro fatto ai tempi dei dilettanti e ancora l’onore intatto. “Chapeau”, mais oui.. “Chapeau”…au bientot… monsieur…
Ecco a chi stava da tre anni in mano il calcio italiano.
“Da sindaco non ho mai percepito una indennità. Da dirigente della Lega Nazionale Dilettanti mai un emolumento. Venite a Ponte Lambro e guardate gli investimenti che ho fatto…oltre 500 mila euro di investimenti (?)… E adesso nessuno vuole più aspettare..devo essere crocifisso e pre due partite che si devono giocare ci serve un grande allenatore? Serve a voi per poter scrivere. Ho sentito e parlato con tutti gli allenatori. Sono tutti impegnati e non è vero che nessuno vuol venire contro di me. Falso! Sono tutti impegnati.”
Insomma, un vero show, di cui anche Totò, maschera comica e dell’assurdo, si sarebbe vergognato.
Quindi consigliato dalle persone accanto finalmente si metteva a leggere e ovviamente risciorinava i tanti successi di una Federcalcio avveniristica e all’avanguardia.
E ovviamente rivendicava l’introduzione della VAR. “Io sono stato il primo a volerla in tutto il mondo. No anzi sono stato il secondo..il primo era quel signore lì..della Rai..che è morto. Come si chiama? Ah..si..Biscardi..io e lui l’abbiamo voluta. Ecco il ringraziamento!”
Poi riprende a braccio…”Sono amato da tutti. Chiedetelo ai ragazzi…in Francia, agli europei, ho passato tre mesia giocare a boccette con loro. Chiedetelo se mi vogliono bene!”
A chi gli chiede del tradimento, alludendo a Cosimo Sibilia, presidente della Lega Dilettanti, che lui aveva governato per 18 anni e che era alla base della sua rielezione: “Ma no. Sono state valutazioni politiche. E poi sui dilettanti sono state fatte pressioni terribili”, alludendo al Coni e a Giovanni Malagò, molto amico di Sibilia senatore di Forza Italia.
Poi su Lotito: “E’ una brava persona. Solo che è ingombrante di suo!, quindi cita anche Manzoni e la “provvida sventura”.. “guardate non tutte le sventure vengono per nuocere…Tornerò? Chissà!”
Poi a chi gli chiede cosa adesso farà risponde: “Adesso me ne vado a passeggiare a Sasso Lungo. Poi da commissario della Lega calcio sarò alla riunione sui diritti sportivi l’11 dicembre (e questo potrebbe essere uno tra i motivi di commissariamento della Federcalcio che Malagò nella riunione urgente della Giunta Coni di mercoledì prossimo ha annunciato di voler imporre)..poi porterò la Federazione al voto entro i 90 giorni previsti dallo statuto”.
Ci riuscirà? Giovanni Malagò ha ben altri progetti in mente. Sa benissimo di una Federcalcio dilaniata da lotte e interessi personali, fatta da ras e capataz, l’unica strada di vera rifondazione come ha chiesto il Governo, nonm può che passare per un lungo commissariamento, così come avvenne per lo scandalo del 2006, quando venne chiamato Luca Pancalli e Carraro venne spedito a casa. Di corsa.
La mattinata si era aperta con la riunione straordinaria della Federcalcio, e a sorpresa Tavecchio aveva rimesso il mandato. La riunione era durata solo cinque minuti. ” Ambizioni e sciacallaggi politici hanno impedito di confrontarci sulle ragioni di questo risultato. Ho preso atto del cambiamento di alcuni di voi e per questo ho deciso di dimettermi”.
In via Allegri era giunto Abete, ex presidente federale che si era dimesso dopo il disastro azzurro ai Mondiali in Brasile, che ha dichiarato: ” Dimettiamoci tutti”.
Carlo Tavecchio, era indubbiamente l’imputato numero uno per il fallimento della nazionale italiana. L’attuale presidente, dopo la ridda di voci del week end che lo davano per dimissionario,sembrava non intendesse dimettersi. In un’intervista alle Iene aveva addossato tutte le colpe a Ventura per la mancata qualificazione ai Mondiali di Russia (la qualcosa è stata criticata da tutti ).
Ma Gian Piero Ventura chi lo ha messo ad allenare la Nazionale? Domanda retorica che ha solo una risposta scontata: il signor Tavecchio.
Altro problema sospeso è la nomina del nuovo allenatore della nazionale. Sempre nell’intervista alle Iene, Tavecchio confessava che Carlo Ancelotti sia l’oggetto supremo del suo desiderio, ma che davanti al categorico rifiuto dell’ex allenatore del Bayern Monaco le altre piste calde sono Antonio Conte, Massimiliano Allegri e Gigi Di Biagio. Altro nome fatto da è quello di Roberto Donadoni, che sarebbe stata la prima scelta ma che davanti al rifiuto del presidente del Bologna Saputo l’incarico definitivo è andato poi a Ventura.
Adesso davanti alla uscita di scena di Tavecchio, tutto riparte da zero.
Era ora!