
L’associazione ’Asia for Animals Social Media Animal Cruelty Coalition denuncia la presenza su Tik Tok, YouTube e Facebook migliaia di video e foto contenenti atti di crudeltà contro gli animali.
Ore e ore di contenuti video e foto che spesso contengono atti di crudeltà verso gli animali: dai maltrattamenti alle umiliazioni fino alle uccisioni vere e proprie.
È la denuncia dell’Asia for Animals Social Media Animal Cruelty Coalition che nell’ultimo anno ha isolato su Tik Tok, YouTube, Facebook ed altri social oltre 5.480 link che contengono contenuti di questo genere e che sono stati visualizzati ben 5.3 miliardi di volte.
Last week we released the SMACC report. We were overwhelmed by people’s shock… ‘I HAD NO IDEA’ was the most common response along with surprise that social media users could unwittingly be perpetuating the issue by engaging with the animal cruelty videos.
What did you think? pic.twitter.com/SNFIciGfge— Asia for Animals Coalition (@AsiaforAnimals) August 31, 2021
Su queste piattaforme è possibile trovare video di cuccioli di scimmia seppelliti vivi, gatti incendiati o calpestati, animali ripresi mentre vengono divorati vivi o cuccioli di diverse specie dati in pasto ai serpenti.
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Per l’Associazione, che riunisce diverse e importanti associazioni animaliste a livello globale, i vari canali social da una parte professano la loro determinazione nella lotta ai contenuti violenti, ma dall’altra tra i video che pubblicano il benessere animale non è una priorità.
SMACC Report – Making Money from Misery – reveals how social media giants like YouTube, Facebook & TikTok profit from animal cruelty & abuse: https://t.co/DYv03wCG6u#smacc #animalwelfare #animals #asiaforanimalscoalition #protectprimates pic.twitter.com/HIOPwiZ3QH
— Action for Primates (@Action4Primates) August 27, 2021
I Social, con i loro server sterminati – spiega ancora la SMACC – nonostante i loro algoritmi di raccomandazione e la loro brama di catturare l’attenzione degli spettatori a scopi pubblicitari, favoriscono involontariamente il diffondersi di video che mostrano un vero e proprio orrore.
Nel Report dell’Associazione, gli animali più ‘postati’ sono volatili, gani, gatti, animali selvaggi, rettili e primati. Immancabili anche i video con maltrattamenti su esemplari di specie protette come pangolini e gibboni.
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La maggior parte dei video proviene dall’Indonesia (1.626 video), seguita da Stati Uniti e Australia. Presenti anche le clip registrate in paesi Europe.
I dati del Rapporto mostrano che i video sono stati catalogati in quattro categorie di gravità crescente: dagli animali vestiti da esseri umani e obbligati a comportarsi come persone al fenomeno delle fake rescue (i finti salvataggi nei quali gli animali vengono messi appositamente in pericolo per poi essere salvati all’ultimo secondo), fino ad atti di veri e propri atti di crudeltà e sevizie.
Have you seen The SMACC REPORT?
Appalled? Disgusted? Motivated? Wondering how you can help end animal cruelty online?
Here’s a helpful guide to 5 simple steps for avoiding, reducing and eliminating animal cruelty. https://t.co/IPOwpQiEzH#smacc #askyourself #howtohelp pic.twitter.com/hPclIGOzse— Asia for Animals Coalition (@AsiaforAnimals) August 26, 2021
Una prima risposta alle accuse è arrivata da un portavoce di YouTube che alla testata ‘Newsweek’ ha dichiarato che questa tipologia di video è vietata sul proprio canale e che i sistemi di moderazione sono addestrati a rimuoverli.
Forse però questi sistemi di moderazione hanno delle falle evidenti e che non sono più trascurabili. Come riporta l’Associazione, due canali della piattaforma che ospitavano questi video contavano dai 30 ai 45 milioni di iscritti.
Video che hanno fatto guadagnare alla piattaforma 12 milioni di dollari in appena 3 mesi e 15 milioni di dollari agli autori dei video.