Dieta. Una dieta che promette di salvare vite umane e di nutrire 10 milioni di persone, senza causare danni catastrofici al pianeta.
Sembra fantascienza, ma è la realtà.
Ci sono voluti due anni, ma alla fine, un gruppo di 37 scienziati provenienti da tutto il mondo (riuniti come parte della commissione EAT-Lancet) sono riusciti a svilupparla.
L’idea di partenza era quella di cercare di capire come riuscire a nutrire i miliardi di persone in più nei decenni a venire.
Già nel 2011 la popolazione mondiale aveva raggiunto quota 7 miliardi e ora è di circa 7,7 miliardi.
Una cifra che dovrebbe raggiungere i 10 miliardi intorno al 2050 e che continuerà a salire.
Si tratta di una dieta che richiede un enorme cambiamento nelle quantità e nel tipo di cibo che mettiamo nei nostri piatti.
Sì alla carne rossa, come un hamburger o una bistecca, ma una volta al mese.
Via libera anche ad un paio di porzioni di pesce e di pollo a settimana, ma il resto delle proteine dovranno provenire dai vegetali.
Noci e legumi (come fagioli, ceci e lenticchie) andrebbero invece consumate ogni giorno.
Frutta e verdura dovrebbero costituire la metà di ogni piatto che mangiamo, riducendo però drasticamente il consumo di verdure amidacee, come la patata e la manioca (ampiamente consumate in Africa.
Quali sono gli 8 alimenti consentiti:
– noci (50 grammi al giorno);
– fagioli, ceci, lenticchie e altri legumi (75 grammi al giorno),
– pesce (28 grammi al giorno),
– uova (13 grammi al giorno, quindi una e un po’ alla settimana);
– carne (14 grammi al giorno di carne rosso e 29 grammi al giorno di pollo);
– carboidrati (232 grammi al giorno di cereali integrali, come pane e riso e 50 grammi al giorno di verdure amidacee);
– prodotti lattiero-caseari (250 grammi al giorno, l’equivalente di un bicchiere di latte);
– verdure (300 grammi)
– frutta (200 grammi).
Ma non è tutto, la dieta “salva pianeta” (com’è stata definita) prevede anche 31 grammi di zucchero e circa 50 grammi di olio d’oliva.
“C’è un enorme varietà – dice Walter Willet, uno degli autori dello studio e ricercatore di Harvard – puoi prendere quegli alimenti e metterli insieme in mille modi diversi. Qui non stiamo parlando – continua – di una dieta di privazione, è un’alimentazione sana che è flessibile e piacevole”.
“L’umanità non ha mai tentato di cambiare il sistema alimentare a questa scala e a questa velocità – sottolinea Line Gordon dello Stockholm Resilience Centre – che sia una fantasia o meno, è il momento di sognare un mondo buono”.
Secondo i ricercatori, questa dieta impedirà a circa 11 milioni di persone di morire ogni anno perché oltre a ridurre le malattie legate a un’alimentazione poco sana (come infarto, ictus e alcuni tipi di cancro), va a beneficio del nostro pianeta
L’uso della terra e delle foreste per la produzione di cibo, è responsabile di circa un quarto delle emissioni globali di gas serra.
Produrre cibo pesa sul pianeta quanto l’elettricità e riscaldamento, più di tutti i treni, gli aerei e le automobili del pianeta.
Analizzando più da vicino l’impatto ambientale del settore alimentare, si può notare che la carne e i prodotti lattiero-caseari sono i fattori principali.
A livello mondiale, il bestiame rappresenta tra il 14,5 e il 18 per cento delle emissioni di gas serra prodotte dall’uomo.
L’agricoltura è uno dei principali contributori alle emissioni ed è anche una fonte significativa di inquinamento atmosferico.
L’agricoltura e le produzioni alimentari inoltre, rappresentano una delle maggiori minacce per le risorse idriche, consumando il 70 per cento delle risorse globali di acqua dolce per l’irrigazione.
La commissione EAT-Lancet porterà le sue scoperte ai governi di tutto il mondo e ad organismi come l’OMS per vedere se è davvero possibile modificare il modo in cui mangiamo.