Nel corso di 13 anni il mondo ha perso una foresta tropicale equivalente alle dimensioni della California. Nel suo nuovo rapporto il Wwf afferma che la deforestazione e il cambio d’uso del suolo rischiano di far emergere nuove malattie.
Despite efforts so far, #deforestation continues at an alarming rate. We can’t:
🦧 Protect nature & wildlife
😷 Safeguard human health
🌍 Tackle the #ClimateCrisisUnless we STOP deforestation & change how forests are managed. #DeforestationFronts https://t.co/hZqV2JZpb2 pic.twitter.com/uKC9uzdz0R
— WWF (@WWF) January 13, 2021
Nel corso di 13 anni il mondo ha perso una foresta tropicale equivalente alle dimensioni della California, come ha dichiarato il WWF, che richiede un piano di recupero rivolto agli sforzi di conservazione.
Nel periodo tra il 2003 e il 2017 il gruppo ambientalista ha osservato 24 aree sottoposte a deforestazione in Asia, Africa e America Latina, rilevando che circa 43 milioni di ettari di foreste sono stati cancellati.
La responsabile delle questioni forestali del WWF, Fran Raymond Price, sostiene che, nell’ultimo anno, la pandemia da COVID-19 ha reso più chiari i collegamenti tra la deforestazione e la salute umana e afferma che “dove si ha una maggiore deforestazione, il rischio di nuove malattie è maggiore”.
We need action #ForNature to avoid future pandemics and reverse the loss of nature by 2030.
At #OnePlanetSummit many world leaders are stepping up with action and commitments. Great to see more endorsers of the #LeadersPledge4Nature ➡️now 83.https://t.co/7AYEZZsJKh pic.twitter.com/AuTBMwa3Tq
— New Deal for Nature and People (@NatureDeal) January 11, 2021
Secondo i dati disponibili raccolti negli ultimi 20 anni, il WWF ha riscontrato che i maggiori casi di deforestazione hanno avuto luogo nell’Amazzonia brasiliana, in una vasta parte della savana tropicale del paese chiamata Cerrado, nell’Amazzonia boliviana, in Paraguay, Argentina, Madagascar, nelle isole del Bormio e di Sumatra, in Indonesia e Malesia.
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L’agricoltura commerciale è la causa principale della deforestazione nel mondo, in particolare le coltivazioni su la larga scala, in più le aree forestali usate per il pascolo del bestiame sono state sgomberate.
“Il modo in cui produciamo e consumiamo il cibo, si pone al centro della sfida che dobbiamo affrontare” afferma Price, indicando come principali responsabili la produzione di carne bovina, della soia e dell’olio di palma; tra i colpevoli è possibile aggiungere anche lo sviluppo delle infrastrutture, l’espansione delle strade e delle miniere.
Circa 8000 anni fa, la metà del nostro pianeta era ricoperta da foreste mentre oggi lo è solo il 30% della superficie terrestre. La pandemia in corso potrebbe essere l’innesco di cui abbiamo bisogno per tornare ad avere un rapporto più sano con la natura che ormai abbiamo perso da tempo.
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Tra le soluzioni per porre un blocco a questa pratica, Price suggerisce la riduzione dello spreco alimentare, il passaggio ad un’agricoltura sostenibile che sfrutti i terreni degradati per produrre cibo e progetti di conservazione guidati dagli indigeni e da comunità locali.
Il rapporto del WWF invita a fare la propria parte per rispettare la natura ed evitare i prodotti che causano la deforestazione ed a sollecitare i leader perché attuino politiche contro la deforestazione, volte a ripristinare le grandi aree verdi.
Di Francesco De Simoni