Dazi Usa. Il dietrofront di Trump fa sperare l'Europa (fino al 2 aprile)

Dazi Usa. Il dietrofront di Trump fa sperare l’Europa (fino al 2 aprile)

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A sorpresa è arrivato il rinvio. Un mese per trovare un accordo in extremis che salvi l’export di Canada e Messico dai dazi già applicati, per poche ore, alle merci che ogni giorno entrano negli Usa.

A far cambiare idea a Donald Trump devono essere state le previsioni catastrofiche per l’economia statunitense. La prima mossa di Trump è consistita in una proroga dell’entrata in vigore dei dazi al settore automobilistico. Le principali case automobilistiche a stelle e strisce; Ford, General Motors e Stellantis avevano subito protestato contro gli inevitabili danni economici che le tasse avrebbero comportato, tutte queste case utilizzano elementi importati dai due Paesi confinanti. Nel caso di Stellantis questa è stata declassata da Standard & Poor’s, nota agenzia di rating, da BBB+ a BBB a causa delle prospettive meno rosee sui ricavati dovute all’impatto dei dazi.

Come se non bastasse il 65% dei prodotti alimentari freschi venduti negli Usa proviene dal Messico, avocado, pomodori e fragole sono i prodotti che più risentiranno dei rincari.

Ma la relazione commerciale tra i tre Paesi è così profonda che anche l’annuncio da parte del Canada di tassare del 25% la fornitura di elettricità agli stati confinanti: Minnesota, Michigan e New York ha spinto Trump verso la concessione di una proroga anche al Canada.

Il Canada ha intanto sospeso i dazi che aveva imposto agli Stati Uniti in risposta ai dazi voluti da Trump.

Sul fronte cinese invece la diplomazia sembra essere stata accantonata, ai dazi statunitensi del 20% definiti “senza senso” la Cina ha risposto con fermezza imponendo anch’essa dazi all’import dagli Usa. “Ci sono circa 190 Paesi nel mondo. Immaginate se ogni Paese enfatizzasse la propria priorità e credesse nella forza, il mondo ricadrebbe nella legge della giungla“, questo il commento del ministro degli Esteri cinese sulla politica protezionistica statunitense.

E in Europa? Sull’Unione europea pesano dazi per il 20% che dovrebbero entrare in vigore il 2 aprile. Ancora una volta Trump ha annunciato tali misure senza però entrare nei dettagli e mandando in agitazione gli esportatori del Vecchio Continente.Poiché il maggiore compratore di export italiano sono gli Stati Uniti, le ricadute economiche per il nostro Paese sarebbero molto pesanti. In Europa i due Paesi con il maggiore surplus commerciale con gli Stati Uniti sono Italia e Germania. I dazi colpirebbero l’Italia prima direttamente su i suoi prodotti, poi indirettamente con l’indebolimento del potere d’acquisto della Germania anch’essa colpita da dazi e principale mercato per il Made in Italy in Europa. Secondo le stime Coldiretti, solamente l’export made in Italy di cibo verso gli Stati Uniti vale di 7,8 miliardi di euro. Si rischia una perdita di 2 miliardi di euro. 

La posizione statunitense parte dallo squilibrio della bilancia commerciale tra Usa e Unione europea che ha un’eccedenza di 300 miliardi di dollari. I rapporti però si invertono nel settore dei servizi con gli Usa che vantano un surplus di 104 miliardi di euro. “Siamo onesti: l’Ue è stata formata per fregarci e hanno fatto un buon lavoro in questo, ma ora ci sono io alla presidenza” ha affermato Trump. La mossa statunitense è mirata proprio a riequilibrare la bilancia commerciale con l’Europa spingendo i Paesi del Vecchio Continente a comprare più prodotti made in Usa, in particolare il debito degli Stati Uniti ha raggiunto dei livelli preoccupanti, è stimato al 7%, trovare dei compratori è cruciale per il futuro del Paese a stelle e strisce e l’amministrazione Trump ne è consapevole.

Il quarantasettesimo (già quarantacinquesimo) Presidente degli Stati Uniti ha affermato che il Paese stabilirà dei dazi reciproci verso tutti i Paesi che applicano delle tasse ai prodotti statunitensi.

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