Se qualcuno pensava che il settore agroalimentare sarebbe stato risparmiato dai dazi di Trump, si sbagliava di grosso.
Con un annuncio su Truth, la piattaforma social da lui fondata, il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha sollecitato i produttori di cibo statunitensi a prepararsi a produrre molto di più cibo da vendere all’interno del Paese poiché i dazi patiranno dal 2 aprile. Sebbene non sia specificato di quali dazi si parli, appare evidente che gli ultimi rincari sull’import, già minacciati ma ancora da applicare, siano quelli sui prodotti europei. Dopo il 25% di dazi ai prodotti canadesi e messicani e il 20% sui prodotti cinesi, la prossima tappa della strategia protezionista Usa approda nel cuore dell’Europa.
Le prime stime dei dazi su Canada e Messico parlano di un impatto di 3mila dollari pro capite (per un nucleo familiare di 4 persone). La prima conseguenza sarà infatti l’aumento dell’inflazione, che potrebbe raggiungere il 3,2%. Infatti a pagare i dazi sono i cittadini statunitensi che devono sborsare il 25% in più rispetto a prima per acquistare lo stesso prodotto. In un secondo momento parte dei consumatori cambia prodotto d’elezione per risparmiare e ciò si traduce in un calo delle vendite negli Usa dei prodotti stranieri.
Alle porte però si prospetta una guerra dei dazi ovvero una risposta di dazi imposti sui prodotti Usa dai Paesi che i dazi hanno subito. Alla Cina, che ha subito ricambiato i dazi statunitensi al 10%, fa seguito il Canada che ha annunciato di volere imporre dazi del 25% sulle merci a stelle e strisce.
Intanto molti osservatori hanno fatto notare il calo dell’indice Dow Jones nel momento in cui Trump ha annunciato nuovi dazi.
You can literally see the stock market plunge in real-time on Fox News as Trump announces new tariffs. pic.twitter.com/Kf8WOoDi3t
— No Lie with Brian Tyler Cohen (@NoLieWithBTC) March 4, 2025
“Non dobbiamo mostrarci deboli di fronte a queste misure”, con queste parole pronunciate qualche giorno fa dal presidente francese, Emmanuel Macron, ha già affermato che l‘Unione introdurrà dei dazi su acciaio e alluminio statunitensi oltre a possibili altre misure per rispondere ai dazi Usa. Sul tema regna ancora incertezza poiché Trump ha parlato dazi al 25% su auto e altre cose europee, rimane da capire quindi se i rincari saranno imposti su una selezione di prodotti Made in Eu o su tutti i prodotti indiscriminatamente.
La posizione statunitense parte dallo squilibrio della bilancia commerciale tra Usa e Unione europea che ha un’eccedenza di 300 miliardi di dollari. I rapporti però si invertono nel settore dei servizi con gli Usa che vantano un surplus di 104 miliardi di euro. “Siamo onesti: l’Ue è stata formata per fregarci e hanno fatto un buon lavoro in questo, ma ora ci sono io alla presidenza” ha affermato Trump. La mossa statunitense è mirata proprio a riequilibrare la bilancia commerciale con l’Europa spingendo i Paesi del Vecchio Continente a comprare più prodotti made in Usa, in particolare il debito degli Stati Uniti ha raggiunto dei livelli preoccupanti, è stimato al 7%, trovare dei compratori è cruciale per il futuro del Paese a stelle e strisce e l’amministrazione Trump ne è consapevole.
The Tariffs, and Tariffs alone, created this vast wealth for our Country. Then we switched over to Income Tax. We were never so wealthy as during this period. Tariffs will pay off our debt and, MAKE AMERICA WEALTHY AGAIN! https://t.co/ZuAi9qCdai
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) January 3, 2025
L’Unione europea non ha ancora risposto in modo unanime alla minaccia, anche perché non è stato ancora definito l’ammontare dei dazi, che si teme oscilli tra il 25% e il 20%. Poiché il maggiore compratore di export italiano sono gli Stati Uniti, le ricadute economiche per il nostro Paese sarebbero molto pesanti. In Europa i due Paesi con il maggiore surplus commerciale con gli Stati Uniti sono Italia e Germania. I dazi colpirebbero l’Italia prima direttamente su i suoi prodotti, poi indirettamente con l’indebolimento del potere d’acquisto della Germania anch’essa colpita da dazi e principale mercato per il Made in Italy in Europa.
Secondo una stima Coldiretti, un dazio del 25% sulle esportazioni agroalimentari Made in Italy negli Usa potrebbe costare ai consumatori americani fino a 2 miliardi di euro in piùcon un costo per le singole filiere che sarebbe di quasi 500 milioni solo per il vino, circa 240 milioni per l’olio d’oliva, 170 milioni per la pasta, 120 milioni per i formaggi.
L’imposizione di dazi sul cibo Made in Italy negli Usa, secondo Coldiretti, metterebbe a rischio il record di 7,8 miliardi fatto segnare nel 2024 in un mercato, quello statunitense, divenuto sempre più strategico per il settore agroalimentare tricolore, con l’ulteriore pericolo di alimentare la già fiorente industria del falso: “Nel trattare la questione dazi si continua a ragionare solo dell’economia reale, cioè quel che si produce, ma nessuno tiene in considerazione il tema dell’importazione dei servizi che in questo caso vengono erogati dal mercato statunitense – sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini -. Mettere insieme questi due aspetti diventa la vera trattativa che l’Europa dovrebbe attuare in una visione comune per evitare che ci siano forme di penalizzazione economica che non gioverebbero né al mercato europeo né a quello americano”.